I 13 punti dell’ ultimo accordo di Minsk (http://www.gdp.ch/mondo/accordo-di-minsk-ecco-i-13-punti-id61608.html), a mio modestissimo parere, lasciano del tutto insoluti i problemi di fondo che hanno portato a questa situazione.
Abbastanza improbabile ritengo anche che l’OSCE (una specie di ONU europea) possa monitorare il rispetto della tregua da satellite, senza l’interposizione di truppe tra le due fazioni.
Rimane anche presente l’equivoco di fondo che addossa a Putin la responsabilità di tutto ciò che fanno e faranno i “ribelli” mentre la responsabilità dell’ occidente in quello che fa e farà Poroshenko sembra che non esista (però l’ FMI gli ha raddoppiato a 40 milioni di dollari la linea di credito).
Sulla totale assenza dell’Europa nel negoziato abbiamo già scritto in altra sede: https://terzapaginainfo.wordpress.com/2015/02/10/la-grande-assente-e-il-convitato-di-pietra/
Del resto la cosa è abbastanza logica visto che la questione militare è in mano della NATO e quella economica in mano alla BCE.
Per l’ex repubblica sovietica arriva un salvagente sul fronte economico. Nei prossimi quattro anni, il paese dovrebbe ricevere un pacchetto di aiuti da 40 miliardi di dollari da parte di creditori occidentali, di cui 17.5 miliardi proverrebbero dal Fondo monetario internazionale (Fmi), come ha confermato il suo direttore generale Christine Lagarde. La manovra, che dovrà essere approvata dal board dell’Fmi, serve a salvare il paese dalla bancarotta ed è legata all’adozione da parte del governo locale di ampie riforme economiche.
http://www.tvsvizzera.it/radio-monteceneri/Cartacanta/Le-fragilit%C3%A0-dell%E2%80%99accordo-di-Minsk-per-la-tregua-nell%E2%80%99Ucraina-dell%E2%80%99Est-3781204.html
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Ho l’impressione che si voglia mantenere in vita ancora per un poco lo stato islamico, in Iraq e in Siria, per inconfessabili scopi geopolitici, prima di scagliarlo contro la Russia in un’altra parte del mondo. Uno di questo scopi inconfessati potrebbe essere il ricatto nei confronti dell’Europa, in particolare di quella mediterranea, che deve restare nella gabbia di titanio neoliberista e nell’alleanza atlantica, l’unica che può difenderci dalla ferocia criminal-religiosa dei sunniti di al-Baghdadi. Poi c’è l’avanzata in Libia, sulla costa, degli affiliati all’islamic state che hanno conquistato il porto di Sirte. Derna, Sirte e domani Tripoli. Perfino uno come Gentiloni, agli esteri in Italia, ha paventato un possibile intervento militare italiano, sia pur nel quadro dell’Onu.
http://pauperclass.myblog.it/2015/02/14/riforme-costituzionali-bagarre-parlamento-lo-spettro-della-guerra-eugenio-orso/
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A pensar male si potrebbe ipotizzare che all’Europa fosse concesso di ristabilire in qualche modo la pace in Ucraina (giusto per far bella figura e attrarla definitivamente nell’orbita UE); in cambio della totale e supina accettazione degli accordi Ttip e Tisa.
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Zero Hedge commenta brevemente, col suo consueto stile sarcastico, la disfatta di Syriza nelle trattative con la Troika. È evidente che a queste condizioni il governo greco non riuscirà a mantenere nessuna delle promesse elettorali. E purtroppo, niente di più probabile, dopo Syriza sarà il turno di Alba Dorata…
di Tyler Durden, 20 febbraio 2015
Come al solito, le clausole scritte in piccolo di ogni “patto” europeo vengono rivelate non solo dopo l’accordo, ma dopo che il mercato USA è stato chiuso. E così, per tutti quelli che aspettavano la vera ultima battuta, eccola qui – è anche la ragione per la quale la Grecia aspetta fino a lunedì prima di rivelare la lista delle “riforme” che dovrà intraprendere:
“Ci troveremo nei guai se la prossima settimana i creditori non accetteranno le riforme della Grecia“, ha detto il ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis. “Se la nostra lista di riforme non viene appoggiata dalle istituzioni, l’accordo è morto e sepolto“.
Che brutta cosa. Ma… “Ma non verrà rigettato dalle istituzioni“.
Per il suo bene speriamo che abbia ragione nel predire che la Troika, scusate… “le Istituzioni” lo appoggeranno. Perché è esattamente ciò che Schauble intendeva quando diceva che “i greci avranno certamente delle difficoltà a spiegare l’accordo al loro elettorato“: alle condizioni a cui la Troika lo ha approvato, il governo Tsipras dovrà ora fare marcia indietro praticamente su tutte le promesse che ha fatto al popolo greco – promesse che secondo alcune stime ammontavano a oltre 20 miliardi di euro di spesa aggiuntiva – oppure la Troika, scusate, le Istituzioni, manderanno in pezzi l’intero accordo e il Grexit può avere inizio.
E qui finisce l’ultima riga.
È anche il motivo per il quale Schauble è tutto compiaciuto: ha dato al governo greco quel tanto di corda che gli basta per impiccarsi.
D’altra parte, se e quando il governo Tsipras verrà cacciato, dopo che l’euforia greca si sarà trasformata in disgusto e disillusione, davvero la Germania avrà tutta questa voglia di fare i negoziati con Alba Dorata?
http://www.nuovatlantide.org/la-germania-ha-dato-corda-alla-grecia-quel-tanto-che-basta-per-impiccarsi/
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La Grecia da parte sua reagisce aprendo in Parlamento il dibattito sulla costituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta per la restituzione dei danni di guerra da parte della Germania che includa riparazioni e risarcimenti, restituzioni del prestito forzoso di guerra e restituzione dei beni archeologici sottratti dai nazisti. Nel corso della seduta il nuovo ministro della Giustizia Nikos Paraskevopoulos ha annunciato un’importante decisione a favore dei discendenti delle vittime della strage nazista di Distomo in Beozia dove nel 1944 i tedeschi uccisero 228 persone, fra cui 53 bambini. Nel 2000, il tribunale dell’Areopago ha reso giustizia alle vittime della strage e ai loro eredi obbligando la Germania al risarcimento, o in caso di non ottemperanza, al sequestro obbligatorio del suo patrimonio. Perchè si possa procedere al sequestro di beni a danno di uno stato straniero è però necessaria la firma del ministro della Giustizia, cosa che non ha osato fare finora nessun ministro. Paraskevopoulos, quindici anni dopo, si è detto pronto a firmare.
http://www.nuovatlantide.org/atene-chiede-danni-di-guerra-berlino/
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