Il nulla from fuori quadro on Vimeo.
Se si rompe un vetro in una finestra di un edificio e non viene riparato, saranno presto rotti tutti gli altri. Se una comunità presenta segni di deterioramento e questo è qualcosa che sembra non interessare a nessuno, allora lì si genererà la criminalità. Se sono tollerati piccoli reati come parcheggio in luogo vietato, superamento del limite di velocità o passare col semaforo rosso, se questi piccoli “difetti” o errori non sono puniti, si svilupperanno “difetti maggiori” e poi i crimini più gravi.
Se parchi e altri spazi pubblici sono gradualmente danneggiati e nessuno interviene, questi luoghi saranno abbandonati dalla maggior parte delle persone (che smettono di uscire dalle loro case per paura di bande) e questi stessi spazi lasciati dalla comunità, saranno progressivamente occupati dai criminali.
http://www.unitresorrentina.org/foto/24-forum/85-la-teoria-delle-finestre-rotte
Mi si obietterà che quanto ripreso dal video è proprietà privata e la responsabilità è dei proprietari, ma (come dimostrato dall’articolo “Puff”) dopo più di due anni le ricostruzioni post-terremoto non sono ancora iniziate e nulla sembra avere in mente l’amministrazione comunale di Bondeno per contenere il degrado economico (se si escludono le solite feste); anche le promesse elettorali sull’ospedale non sembrano vedere la luce.
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Sinceramente a me piange il cuore vedere quella finestra rotta e la situazione di semi abbandono di quella che fu la casa natale e la dimora di uno dei più grandi, se non il più grande ed importante cittadino bondenese, il Generale Mariano Borgatti. Oltre ad una luminosa carriera militare e alla produzione di importanti manuali, trattati e libri vari, i bondenesi devono essere orgogliosi perché è stato proprio questo loro concittadino a rendere fruibile al mondo intero la visita ad uno dei più importanti monumenti storici d’Italia e del mondo, Castel Sant’Angelo con il relativo Mausoleo dell’Imperatore Adriano. Saggiamente e sapientemente il generale Borgatti ha fatto restaurare e riassestare questo importante edificio storico eliminando le ultime edificazioni sovrastanti e rendendo più uniforme e coerente possibile la struttura con i vari stili architettonici che si sono succeduti nel tempo. Penso dunque che tutti noi dovremmo avere a cuore questa casa che ci ricorda tangibilmente che la Città di Bondeno non è solo famosa per essere diventata “il paese del capirissim”, ma che un tempo invece sapeva “produrre” personaggi con doti morali e culturali di valore assoluto.
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Il problema del mancato sviluppo economico di Bondeno e del degrado ambientale che vediamo aggravarsi di giorno in giorno, è da attribuirsi, a mio avviso, alla mancanza di una vera opposizione in Consiglio Comunale. Manca adesso un’opposizione seria e documentata alla Giunta Fabbri così com’è mancata una vera opposizione di destra negli anni in cui ha governato la sinistra. E’ vero che anche i cittadini dovrebbero fare la loro parte, dimostrando maggior senso critico e partecipando alla vita politica e sociale del paese, ma quanto avviene a Bondeno rispecchia quello che purtroppo accade anche a livello nazionale, in modo forse ancor più evidente. Nella gente c’è stanchezza, frustrazione, preoccupazione, ma anche tanta inspiegabile rassegnazione. Quanto alla Casa Borgatti, condivido quanto “LB” ha scritto nel precedente commento. Com’è ben noto, un paese che non conosce il proprio passato e non lo rispetta, non ha futuro.
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Alcune foto della casa natale del generale le trovate a questo link:
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Parallelo al teorema delle finestre rotte, c’è quello della vasca che perde: http://www.brunoleoni.it/debito.htm; a questo link vedete l’inesorabile crescita del debito pubblico, che, diciamolo chiaramente, non si potrà mai colmare se non azzerandolo politicamente.
Essendo tutto collegato al sistema finanziario globale, questo vale anche per il nostro piccolo: checché si dica o si faccia (vale anche per Nardini) nessuno potrà mai spendere quanto si incassa e pagare anche gli interessi pregressi.
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Il 1978 è uno degli anni cruciali della storia Italiana sotto il profilo delle conseguenze che vediamo ancora oggi.
È il 24 maggio quando Lama annuncia per conto del sindacato che i lavoratori dovranno accettare di immolarsi sull’altare della crisi economica e nello stesso anno viene definito il negoziato sull’ingresso dell’Italia nello SME e a dicembre condotto il voto decisivo.
In questo voto cruciale per la storia della Repubblica, alcuni degli attuali sostenitori delle successive devoluzioni di sovranità sono, a ragion veduta, su posizioni diverse e contrarie. Tra questi il Direttore de “La Repubblica”, Eugenio Scalfari, e l’attuale Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Spaventa pronuncerà il suo atto di accusa (per molti versi simile al recente dissenso manifestato da Cofferati verso il TTIP): un “trattato ineguale” geneticamente portato ad affermare gli interessi delle potenze dominanti. Tra l’altro Germania e Francia non avrebbero di certo potuto raggiungere un intesa amichevole nello spartirsi le rispettive aree di influenza ecomomica.
«Quest’area monetaria rischia oggi di configurarsi come un’area di bassa pressione e di deflazione, nella quale la stabilità del cambio viene perseguita a spese dello sviluppo dell’occupazione e del reddito.»
Tra gli scenari proposti da Scalfari all’epoca, la resa dei sindacati sull’indicizzazione e perdita di potere di acquisto in termini reali dei salari si verificherà puntualmente. Ma si verificherà anche quello che porterà alle frequenti crisi valutarie degli anni seguenti, inclusa la perdita di competitività e di quote sul mercato estero delle imprese industriali italiane. Caduta della bilancia dei pagamenti, pressioni sul cambio, perdita di riserve valutarie, restringimento della circolazione interna, innalzamento dei tassi di interesse. Seguiranno aumento della disoccupazione e discesa del reddito con conseguenti ripercussioni sulla domanda interna. Alla fine l’ “abbandono dello SME” sarà comunque inevitabile e avverrà nel 1992.
Tuttavia il 13 dicembre Andreotti annuncia in aula di aver ricevuto forti pressioni da francesi e tedeschi fino alla minaccia di non attuare del tutto lo SME se l’Italia non fosse entrata subito. A fronte di questo ricatto morale al Parlamento viene chiesto di non indugiare oltre e, nonostante il lucido discorso del futuro Presidente della Repubblica secondo cui “la resistenza tedesca a dare garanzie economiche per il riequilibrio interno della Comunità imporrà una linea di rigore a senso unico e di tagli ai salari”, il voto sancisce la scelta epocale di rinunciare all’indipendenza monetaria, praticamente senza aver ottenuto nulla al tavolo delle trattative.
Ne pagheremo le conseguenze a suon di menzogne, ricatti e ulteriori estorsioni: 1981 divorzio Banca d’Italia-Tesoro, 1990 irrigidimento dello SME, 1992 vincoli di bilancio del Trattato di Maastricht, 1998 moneta unica, 2012 pareggio di bilancio. A seguire la continua richiesta di riforme strutturali. Tutto senza contropartita alcuna e in nome di un mercato unico dominato solo dalla concorrenza.
http://www.appelloalpopolo.it/?p=12223
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