Cresce il vuoto

I vuoti che crescono
2014 – pp. 152

I vuoti che crescono è il titolo dell’appuntamento di riflessione del Censis «Un mese di sociale/2014». Nella dimensione della rappresentanza degli interessi e delle identità, cosa viene dopo il destino «a perdere» di Senato, Cnel, grandi sindacati, confederazioni datoriali?

Il segmento degli adulti di 50-70 anni sembra abbandonato al triste destino di esuberi, prepensionati, «esodati», «staffettati», senza alcun meccanismo utile per conservare almeno una porzione di quell’importante capitale umano. Assistiamo poi a un crollo di fiducia nella carriera scolastica come strumento di mobilità sociale, rivelato dagli alti tassi di abbandono scolastico e dalla crescente disaffezione per i percorsi di studio universitari (specie triennali). Infine, senza le Province, e senza un’articolazione alla scala provinciale di uffici pubblici (dalle Prefetture alle Camere di commercio), di organizzazioni di categoria e di aziende di servizi locali, come si può rimodulare la dimensione territoriale intermedia? Bastano Unioni di Comuni, Città metropolitane e smart cities?

Oggi solo il 10% degli italiani si fida del Parlamento (la percentuale era del 26% nel maggio 2010), contro il 23% registrato in Francia, il 29% del Regno Unito e il 46% della Germania. E la fiducia negli enti territoriali è scesa ai livelli più bassi di sempre: il 13% (era il 29% quattro anni fa), contro il 53% del Regno Unito, il 55% della Francia, il 68% della Germania. Nel calderone degli sprechi da eliminare può finire qualsiasi cosa: enti locali come le Province, autonomie funzionali come le Camere di commercio, le Autorità portuali o i Consorzi di bonifica, strutture periferiche dello Stato come le Prefetture, le Questure, la Motorizzazione civile o l’Aci: tutte articolazioni del potere pubblico che operano nell’ambito di una circoscrizione provinciale, ossia il perimetro operativo di riferimento per quasi tutte le funzioni di servizio del Paese.

4 pensieri su “Cresce il vuoto

  1. La privatizzazione delle tutele sanitarie. A fronte del rallentamento della crescita della spesa sanitaria pubblica, frutto delle politiche di contenimento di questi ultimi anni, la spesa privata dei cittadini ha continuato ad aumentare, fino a raggiungere la cifra di 30,6 miliardi di euro nel 2010: +25,5% nell’ultimo decennio. Nel periodo di crisi 2007-2010 l’incremento della spesa privata per la sanità è stato pari all’8,1%, mentre la spesa totale per consumi degli italiani cresceva solo del 2,6%. Sono aumentate tutte le componenti della spesa sanitaria privata: prodotti medicinali, articoli sanitari e materiale terapeutico (+5,8%), servizi ambulatoriali (+11,1%), servizi ospedalieri (+8,1%). Nel 2011 il valore medio della spesa di tasca propria è stato pari a 957,9 euro per famiglia, ma il dato sale fino a 1.418,5 euro per le famiglie che hanno ricevuto anche prestazioni odontoiatriche. Di fronte all’arretramento della copertura pubblica, i ceti con maggiore disponibilità economica manifestano la propensione a dotarsi di strumenti protettivi autorganizzati. Sono circa 300 i Fondi sanitari integrativi iscritti all’anagrafe istituita nel 2009 presso il Ministero della Salute, e una recente indagine del Censis stima in 6 milioni gli iscritti e in oltre 11 milioni gli assistiti della sanità integrativa.
    Nel vuoto del sistema di supporto pubblico ai non autosufficienti, dovere e volere aiutare un parente non autosufficiente può trascinare a fondo l’economia di intere famiglie. In Italia si stimano in almeno 167mila gli anziani con limitazioni funzionali che avrebbero bisogno di aiuto e non ce l’hanno. E 2,1 milioni di longevi con limitazioni funzionali non ricevono la necessaria assistenza sanitaria a domicilio.
    Fonte: http://www.censis.it

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  2. Il governo Monti, come suo primo atto di governo (decreto “Salva Ita­lia”), affidò alla mini­stra For­nero il com­pito di pre­le­vare dal mondo del lavoro e dei pen­sio­nati il prin­ci­pale con­tri­buto finan­zia­rio per risa­nare i bilanci pub­blici. Eppure, fin dal 1998, il saldo tra le entrate con­tri­bu­tive del com­ples­sivo sistema pen­sio­ni­stico pub­blico e le sue pre­sta­zioni pre­vi­den­ziali al netto delle rite­nute Irpef è sem­pre stato con­si­sten­te­mente posi­tivo. Nel 2011, il sistema pen­sio­ni­stico ha river­sato nel com­ples­sivo bilan­cio pub­blico un saldo posi­tivo di 24 miliardi di euro; nel 2012, è salito a 25,2 miliardi, pari al 1,61% del Pil. Quel prov­ve­di­mento, oltre ad essere pale­se­mente ini­quo, era impre­gnato di stu­pi­dità come è pro­vato — tra l’altro — dalla sor­presa dei suoi autori di fronte alla pur ovvia con­se­guenza del feno­meno degli eso­dati. E a fronte di quest’ultima assurdità,da allora si sta cer­cando di porvi riparo, ma nei limiti impo­sti dalla stu­pi­dità ori­gi­na­ria del “rigore”.
    http://ilmanifesto.info/la-stupidita-a-quota-96/

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  3. Sono state create le condizioni del regno della necessità, dove, di fatto, si afferma la forza, e la debolezza soccombe senza lo scudo del diritto.
    Gustavo Zagrebelsky in http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=107853&typeb=0
    In poche parole, la Nato sur­roga la poli­tica estera dell’Unione euro­pea. E ora Moghe­rini, Mrs Pesc, dopo il nulla rap­pre­sen­tato dalla bri­tan­nica Cathe­rine Aston, ci mette la fac­cia del vuoto italiano.
    http://ilmanifesto.info/mogherini-la-faccia-migliore-del-vuoto-italiano/

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