2 pensieri su “Riepilogo

  1. Si è insediato giovedì sera, con l’elezione di presidente e vicepresidente, il nuovo consiglio comunale. Sarà Fabio Bergamini (Ln) a presiedere l’assise. Un nome suggerito dalla maggioranza, ma votato all’unanimità. Con l’opposizione che ha suggerito il nome di Mauro Verri (Pd), come vicepresidente. Dopo il giuramento, il sindaco Alan Fabbri, avverte di avere conservato due deleghe strategicamente importanti in questa fase, come sanità, ed un incarico ad hoc per la ricostruzione post-sisma. Affidando agli altri componenti della giunta «incarichi che rispecchiano sia l’andamento del voto, che le competenze di ciascuno.» Vediamo allora, nel dettaglio, da chi sarà composta l’amministrazione comunale del secondo mandato di Alan Fabbri: il vicesindaco sarà Cristina Coletti (Forza Italia), già presidente del consiglio nell’ultima legislatura, alla quale andrà la delega sulle politiche sociali. Marco Vincenzi (lista Udc) conserverà le deleghe nei lavori pubblici, all’urbanistica ed all’ambiente. Conferme anche per Simone Saletti (lista civica “E Avanti!”), che rileva lo sport, ma continuerà ad occuparsi di promozione del territorio, attività produttive, comunicazione ed innovazione tecnologica; Emanuele Cestari (Lega Nord) si occuperà del bilancio, ma a lui spetterà di occuparsi anche di sicurezza e risorse umane. Infine, la seconda donna in giunta sarà Francesca Aria Poltronieri (“E Avanti!”), che viene riconfermata sulla scuola, la cultura e le pari opportunità, ma che riceve anche la delega delle politiche giovanili. In consiglio siederanno: Francesca Piacentini e Michele Zambelli (Udc); Luca Pancaldi e Brunella Benea (Fi); Mauro Baraldini, Lorenza Bergonzini, Stefano Tassi, Valerio Zancoghi, Sara Tassinari (E Avanti!); Ornella Bonati (Lega); Giovanni Nardini, Ilaria Faraoni, Annalisa Camerani, Livio Poletti e Mauro Verri (Pd).

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  2. Ce lo aveva detto pure, nel 2007, il defunto sup (il Subcomandante Marcos, ndt): “Le grandi trasformazioni non cominciano né in alto né con fatti grandiosi ed epici, bensì con movimenti piccoli nella loro forma e che appaiono irrilevanti per il politico e l’analista che stanno in alto. La storia non si trasforma partendo dalle piazze piene o dalle moltitudini indignate, ma piuttosto… partendo dalla coscienza organizzata di gruppi e collettivi che si conoscono e si riconoscono reciprocamente, in basso e a sinistra, e costruiscono un’altra politica”.
    http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=105421&typeb=0

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