Almanacchi

Se Leopardi vivesse oggi, probabilmente avrebbe cambiato idea

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Così, Signor Presidente, la sera del 31 Dicembre comparirà – come sempre – a reti unificate per il messaggio di fine anno, al quale staranno già febbrilmente lavorando i suoi collaboratori, perché quest’anno è dura raccontare balle, pure fingersi moralizzatore. Nemmeno sposare la causa dei “più umili” servirà, poiché i più umili fra gli umili hanno perduto l’umiltà e non si fanno più infinocchiare.

Il suo gradimento fra gli italiani scende a picco come i consumi (caduti di 4,2 miliardi a Natale), come l’occupazione giovanile che in certe regioni tocca oramai il 50%, come gli artigiani che chiudono bottega, le serrande abbassate, i licenziamenti per motivi “economici” e quant’altro che non stiamo a ricordarle.

Siamo sicuri che – di fronte a questo sfacelo – lei rinnoverà il suo messaggio di speranza: ne abbiamo sentite tante, dai mille “sol dell’avvenire” alle “fine del tunnel”, sempre evocate e sempre deluse, con la china che diventa ripida e scende in un abisso senza soli né avvenire né, tanto meno, sbocchi all’aria pura. Sempre tenebre e treni contro i quali andare a sbattere.
Carlo Bertani in http://carlobertani.blogspot.com/2013/12/raccontane-unaltra-leonid-napolitanskj.html
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Kandisky a Milano

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http://www.canalearte.tv/video/report…
Kandinsky. La collezione del Centre Pompidou è la mostra sul grande maestro russo che Palazzo Reale di Milano propone dal 17 dicembre 2013 al 27 aprile 2014.
La mostra è promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, da Palazzo Reale, dal Centre Pompidou di Parigi, da 24 Ore Cultura – Gruppo 24 Ore e Arthemisia Group.
Folgorato da “I covoni” di Claude Monet, Kandinsky lascia la carriera universitaria per diventare pittore. Segue un corso di studi classico a Monaco sotto la guida di Anton Azbé e Franz von Stuck.
Sviluppa dunque un pensiero artistico proprio in grado di abbracciare diversi campi dell’arte, dalla pittura alla musica al teatro. In questi ambiti cerca di difendere lo spirituale nell’arte, titolo anche di un suo saggio fondamentale.

Gianni Cestari in Pinacoteca

Gianni Cestari torna con una importante mostra antologica a ripercorrere un decennio della sua attività. Il tracciato narrativo che indica la sua maturità artistica si traduce nell’essenzialità di un percorso che s’immerge con coerenza nelle radici di una terra ricca di suggestioni e di mistero. La sua ricerca  connotata dalla trasfigurazione del sogno, dal desiderio di uscire da una condizione esistenziale complessa attraverso la forma liberatoria del segno, mostra l’equilibrio di due universi: il sensibile e il figurativo rivendicando una visione poetica del mondo.

La mostra, che racconta questa stagione pittorica espone oltre settanta opere dell’artista, molte delle quali collocate presso collezionisti privati ed istituzioni pubbliche, più opere inedite.

La mostra, e il catalogo sono un progetto e una realizzazione del Comune di Bondeno, Assessorato alla Cultura, del coordinamento dell’Associazione Bondeno Cultura, con il sostegno di Chemia S.p.A. sponsor del territorio sensibile alle sollecitazioni culturali.

Il catalogo, curato da Graziano Campanini, raccoglie e propone in forma di antologia testi ed immagini di ciò che è stato detto del suo lavoro dal 2000 al 2013. Pubblicato da Bononia University Press disponibile nelle librerie, è acquistabile anche online all’indirizzo www.buponline.com

La mostra si terrà dal 21 Dicembre 2013 al 2 Febbraio 2014 con i seguenti orari d’apertura:
sabato, domenica e festivi dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 15,00 alle 19,00

Per informazioni
Comune di Bondeno
0532 899245
pinacoteca@comune.bondeno.fe.it

Pittore, grafico e disegnatore è nato a Bondeno di Ferrara, dove abita e lavora. La sua ricerca pittorica è fondata sull’affabulazione dell’immagine e del colore, fra respiro informale e rimandi figurativi.
Nella pittura si muove in equilibrio sul crinale che divide l’astrazione dalla figurazione venando entrambe di una sorta di malinconia a volte struggente a volte leggiadra, sempre poetica.
Ha tenuto esposizioni personali e ha partecipato a rassegne collettive presso gallerie private e spazi pubblici in Italia e all’estero.

Riverisco

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(Parte 1 – La foresta)

Riverisco lor signori
sono il pagliaccio della corte
della mensa della casa di un
porcaro dell’Arconte e ricordo
a lor signori che per certi casi
strani l’ieri che diventa oggi non
ritornerà domani.
Calcolando si conteggia
che la roba va al denaro ma la
mano che la porta è più
importante del guadagno se la
roba sono i soldi anche i soldi
son la roba e il denaro è
un’astrazione della fabbrica di merci.
Riverisco lor signori
sono il pagliaccio della corte
della mensa della casa di un
porcaro dell’Arconte c’è chi dice
che son matto che mi chiama
menestrello sono invece solo il paggio
del buffone del castello.

(Parte 2 – L’albero)

Riverisco lor signori
sono il pagliaccio della corte
della mensa della casa di un
porcaro dell’Arconte e ricordo
a lor signori che per certi casi
strani l’ieri che diventa oggi non
ritornerà domani.
Corre e vola il nostro tempo
va veloce come il vento se una
donna si è negata che abbia in sè
un ripensamento se campassimo in
eterno si può chiedere cent’anni
ma poichè siamo già morti
consoliamo i nostri affanni.
Corre e vola il nostro tempo va
veloce come il vento come il
vento dell’Oriente che preannuncia
un cambiamento certo non cambierà
niente però può cambiare tutto se
la pianta della vita ha gettato
un altro frutto.

Repetita iuvant

Il problema chiave del debito non è la spesa pubblica, ma il fatto che lo Stato è stato privato delle risorse finanziarie che derivano dall’emissione della moneta, nonché, in definitiva, della stessa moneta e degli strumenti legati alla gestione della stessa, come la svalutazione competitiva: l’unica possibilità che hanno di reperire le risorse che gli sono indispensabili è quella di rivolgersi alla tassazione o all’indebitamento sui mercati finanziari (con notevoli vantaggi per questi ultimi).

http://www.lolandesevolante.net/blog/2013/12/discorso-avv-paola-musu-conferenza-14-dicembre-2013/

Domenico Difilippo

Patrocinio Regione Emilia Romagna – Provincia di Modena


Accademia di Belle Arti di Bologna


Comune di Finale Emilia – Assessorato alla Cultura

Evento installativo di


Domenico Difilippo


PRESENZE

al Castello delle Rocche

21 dicembre 2013 – 26 gennaio 2014


Inaugurazione dell’installazione sabato 21 dicembre 2013 alle ore 17.00

Castello delle Rocche Finale Emilia

In occasione del Cinquantennale dellattività artistica di Domenico Difilippo, verrà inaugurato sabato 21 dicembre 2013 alle ore 17.00 al Castello delle Rocche levento installativo:Presenze al Castello delle Rocche 20 Icone Difilippiane per la futura rinascita del monumento estense, quasi una provocazione, dopo i tragici episodi sismici del maggio 2012.

L’artista, di origine finalese, assieme all’Amministrazione Comunale e all’assessorato alla Cultura di Finale Emilia, hanno promosso e caldeggiato l’iniziativa, con il vivo intento di creare il giusto interesse nel fulcro del centro storico della città, attraverso un’esposizione nel Castello, luogo in passato di mostre e convegni che hanno contraddistinto Finale, per il loro altissimo livello.

Lintenzionespiega Difilippo è quella di sensibilizzare il senso di appartenenza di una comunità che si identifica col il suo passato e la sua storia, che hanno espresso valori irrinunciabili come il Castello delle Rocche e la Torre dei Modenesi.

Durante il periodo espositivo è prevista la presentazione del volume: DIFILIPPO Il fascino della rappresentazione. Lopera libraria, pubblicata dalle Edizioni Baraldini e curata dal critico pisano Nicola Micieli, ripercorre, attraverso numerose testimonianze, le tappe fondamentali dell’attività di pittore, scultore e docente, a partire dalla sua prima mostra avvenuta alletà di diciassette anni 1963 sino ad oggi 2013.

La mostra, come la pubblicazione, è patrocinata e promossa dallassessorato alla Cultura e dallAmministrazione Comunale di Finale Emilia, da Regione Emilia Romagna, Provincia di Modena, Accademia di Belle Arti di Bologna, Magi900 (Museo delle eccellenze artistiche storiche) di Pieve di Cento e Provincia di Rovigo.

DOMENICO DIFILIPPO è nato a Finale Emilia nel 1946, vive e lavora a San Felice sul Panaro, in Provincia di Modena. Ha studiato allIstituto dArte di Modena, allIstituto dArte di Castelmassa (Rovigo) e allAccademia di Belle Arti di Firenze. Nel 1991 a Brema (Germania), redige il Primo manifesto dellAstrattismo Magico; e nello stesso anno, per la prima volta,La nuova Pittura di Difilippo, viene proposta in Italia, a Ferrara, a Palazzo dei Diamanti, su invito del direttore Franco Farina. Dal 1996, per meriti artistici ha avuto diversi incarichi per linsegnamento nelle Accademie di Belle Arti di: Firenze, Sassari, Venezia, Carrara e a Brera, Milano. Dal 2001 è a Bologna dove ha insegnato Cromatologia e ha, inoltre, ricoperto lincarico di Vicedirettore dal 2011-2013. Dal 2003 la sua ricerca e le sue esposizioni vertono esclusivamente a soluzioni installative:Lisola dArcadia, Rocca Possente di Stellata, 2003;Loro dei Pepoli, Palazzo Pepoli di Trecenta, 2007;La lancia di Ulisse, Torrione Farini, Russi, 2012;Grandi Icone, Villa Badoer, Fratta Polesine, 2012.

Intensa la sua attività espositiva: dal 1963 ad oggi, oltre a rassegne per invito, nazionali ed internazionali, si contano più di sessanta personali in varie città italiane e allestero (Parigi, Londra, Brema, Lussemburgo, Zagabria, New York e San Francisco), spesso presentate o introdotte da illustri critici darte, poeti o scrittori.

Come operatore culturale ha realizzato importanti pubblicazioni e rassegne, alcune ormai storicizzate. Ha ricoperto dal 1980 al 2003 l’incarico di Direttore artistico della “Biennale Aldo Roncaglia” e della Galleria Civica d’Arte Moderna di San Felice sul Panaro, per la quale realizza, tramite donazioni da lui stesso sollecitate, un’importante raccolta d’arte contemporanea permanente di noti maestri e artisti emergenti, dalla seconda metà del ‘900 italiano e non solo.

www.domenicodifilippo.it

Enti locali alla prova

di Marco Bersani (Attac Italia)

Montefalcone nel Sannio è un piccolo Comune in provincia di Campobasso. È il primo ente locale ad aver approvato la delibera proposta dalla campagna per la socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti. Nei prossimi giorni altri 36 piccoli Comuni della zona faranno altrettanto, innescando un meccanismo virtuoso che speriamo si diffonda presto presso tutti gli enti locali del paese.

Non sfugge a nessuno come sia proprio sul terreno dei Comuni che si giocherà nei prossimi mesi uno degli scontri più importanti fra un modello neoliberale teso all’autoriproduzione di se stesso e volto alla privatizzazione di ogni bene pubblico e la possibilità di mettere in campo un altro modello sociale, basato sulla riappropriazione dei beni comuni e della democrazia, a partire da quella di prossimità.

I Comuni dispongono della gran parte del “tesoretto” su cui i grandi capitali finanziari tenteranno di mettere le mani, sia esso rappresentato dal territorio, dal patrimonio pubblico e demaniale o dai servizi pubblici locali.

Sapientemente strangolati da un patto di stabilità che, dopo aver loro sottratto occupazione e capacità di investimento, oggi gli enti locali vedono intaccata le stessa possibilità di funzionamento ordinario, fino a metterne in discussione ruolo e funzione pubblica.

Trappola del debito, spendine review, drastico taglio dei trasferimenti sono diversi nomi per un unico obiettivo: cancellare dalla cartina gli enti locali, come luogo della democrazia territoriale e come ente in diretto contatto con le comunità locali di riferimento.

La svendita di tutto ciò che appartiene alle comunità locali trova un importante alleato in Cassa Depositi e Prestiti che, da quando è stata trasformata in società per azioni con l’ingresso delle fondazioni bancarie, ha rivolto l’utilizzo dell’enorme massa di denaro proveniente dal risparmio postale – oltre 240 miliardi di euro – ad un unico obiettivo: la spoliazione dei beni comuni.

Per questo troviamo Cdp dietro i finanziamenti di molte delle grandi opere che devastano il territorio; per questo assistiamo a Cdp che si propone come partner ideale dei Comuni nella svendita del patrimonio pubblico e per favorire le fusioni tra le grandi mutiutility dei servizi pubblici locali.

Ma è venuto il momento di invertire la rotta e di chiedere agli enti locali di schierarsi una volta per tutte, non accettando più di essere gli ultimi terminali delle politiche monetariste europee e nazionali e scegliendo di divenire i primi rappresentanti di un territorio e delle popolazioni che lo abitano.

A questo scopo, la campagna per la socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti ha preparato una delibera da sottoporre a tutti i Consigli Comunali del paese: un testo che, affrontando il ruolo richiesto agli enti locali di fronte ad una crisi sempre più drammatica, chiede espressamente quattro cose:

a) una forte opposizione a tutti i processi di privatizzazione in corso nell’ambito dei servizi pubblici locali

b) la realizzazione dell’esito referendario del giugno 2011 sulla riappropriazione sociale dell’acqua e dei beni comuni

c) una drastica revisione del patto di stabilità, escludendo dallo stesso tutti gli investimenti finalizzati alla realizzazione di servizi essenziali per le comunità relativi ai beni comuni e al welfare locale

d) la trasformazione di Cassa Depositi e Prestiti in ente di diritto pubblico volto al sostegno a tassi calmierati degli investimenti degli enti locali.

Un piccolo Comune ha attraversato il guado: è una goccia, senza la quale nessun mare diventa possibile.

Fonte: http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=93067&typeb=0&Una-goccia-puo-diventare-un-mare

Cratere del sisma

Il Salone dell’Arte del Restauro e

della Conservazione dei Beni Culturali ed Ambientali

VI INVITA

MARTEDÍ 17 DICEMBRE

ORE 10.00

PALAZZO TASSONI ESTENSE

SEDE DEL DIPARTIMENTO DI ARCHITETTURA DI FERRARA

VIA DELLA GHIARA 36

ALLA TAVOLA ROTONDA

Il progetto contemporaneo nel contesto storico

IL PATRIMONIO EDILIZIO TRA RESTAURO E RECUPERO:

UNA QUESTIONE DI VALORI DEI TESSUTI URBANI E DEL TERRITORIO.

LA “COMUNITA’ DEI COMUNI”

Comunicato Stampa

La XX edizione del Salone del Restauro di Ferrara conclusasi lo scorso 23 marzo ha avuto come tema principale, e non poteva essere altrimenti, lo stato e le problematiche dei beni culturali colpiti dal sisma in Emilia lo scorso maggio.

Diversi Comuni del cosiddetto “cratere del sisma” hanno partecipato con uno spazio espositivo e con la realizzazione di importanti convegni suscitando particolare interesse di pubblico. La loro presenza in fiera è stata importante per fare il punto sullo stato delle cose a distanza di quasi un anno dal tragico evento; dopo la fase iniziale dell’emergenza, della messa in sicurezza e della stima dei danni si è aperta ora una seconda fase, quella riguardante la ripresa, con la progettazione di interventi su strutture educative, sostegni alle attività produttive, ai servizi sanitari, alle emergenze sociali e anche al restauro del patrimonio culturale.

In particolare il tema del restauro e della ricostruzione dei beni culturali colpiti dal sisma si sviluppa non solo sul piano strettamente tecnico ed architettonico ma anche su quello culturale e sociale.

E’ infatti un fenomeno accertato il disorientamento delle popolazioni che hanno visto violati nella loro integrità o addirittura spariti i propri abituali punti di riferimento architettonici (chiese, campanili, torri): gli edifici vivono in relazione con il più esteso contesto urbano, a cui le comunità attribuiscono profondi significati.

Ed è qui che ci si inoltra nel difficile percorso della ricostruzione, da qui la delicatezza, il rigore e la massima attenzione nell’affrontare le tematiche del recupero e del restauro, obiettivo che sarà primario nella XXI edizione del Salone del Restauro di Ferrara, in programma dal 26 al 29 marzo 2014.

In un convegno di anticipazione degli eventi e argomenti che verranno trattati a Restauro, la Piattaforma Costruzioni della Rete Alta Tecnologia Emilia-Romagna, la Direzione Regionale del MIBAC e il Dipartimento di Architettura di Ferrara dibatteranno sull’importanza della diffusione di una cultura del restauro, che dal punto di vista architettonico sia in grado di attualizzare il bene culturale danneggiato dando ad esso nuovi significati vitali sia per l’edificio stesso sia per l’intero contesto urbano e sociale in cui è inserito. Nel caso specifico dei comuni colpiti dal sisma 2012 può risultare a tal fine estremamente utile il loro proporsi in una “Comunità dei Comuni”, che generi una comunanza di saperi conoscitivi, gestionali, tecnologici ed operativi, di metodologie di analisi e ricerca tipologica, architettonica e paesaggistica.

Quanto discusso vedrà ovviamente il suo naturale e concreto sviluppo con numerosi approfondimenti durante le quattro giornate del Salone del Restauro 2014, all’interno di un padiglione dedicato interamente al post-terremoto

Introduce e modera: Prof. Marcello Balzani, Responsabile scientifico del TekneHub, Tecnopolo Università di Ferrara, Piattaforma Costruzioni, Rete Alta Tecnologia Emilia-Romagna.

Intervengono: Carlo Amadori, Capo progetto Salone del Restauro di Ferrara, Arch. Carla Di Francesco, Direttore regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna – MIBAC, Prof. Riccardo Dalla Negra, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Ferrara ed un Rappresentante della Regione Emilia-Romagna.

Sono stati inoltre invitati a dare il loro contributo i Sindaci e gli Assessori di competenza di tutti i 55 Comuni cosiddetti del “cratere del sisma”

Ferrara scende in piazza

Anche a Ferrara, oggi alle 16, si manifesterà; nella vulgata televisiva l’evento è semplificato nella contrapposizione dimostranti/negozianti.

Limitandoci alla situazione locale, abbiamo già avuto modo di notare in un precedente articolo (Il nulla), come il piccolo commercio abbia da lungo tempo subito la concorrenza della grande distribuzione e ne sia uscito sconfitto.

Il recente accordo del WTO vedrà ulteriormente complicarsi la situazione nazionale, per quel fenomeno ormai noto come globalizzazione.

Come al solito lo scenario è stato descritto con largo anticipo dal romanzo di J.G.Ballard “Regno a venire” (Tit. orig. Kingdom come).

Espressione poco decifrabile, nella lingua originale, ma probabilmente derivata dalla versione britannica del paternoster. “Venga il regno”, invece di “Venga il (tuo) regno”. Sì, ma di quale regno si tratta?
Sorge ai margini di un’autostrada dal traffico sostenuto, e nei pressi dell’aeroporto di Heathrow. Consiste in un enorme centro commerciale e nelle case sorte attorno. L’unica passione condivisa dagli abitanti working class è il tifo calcistico: vivono per quello. Quanto al centro in sé, somiglia a una basilica. E lo diviene effettivamente, sotto la pressione popolare. La comunità si rende autonoma, recide i legami col resto del Paese. Crea una propria, abnorme, identità spirituale di taglio consumistico. Perché la consacrazione sia effettiva, serve un Messia. E’ da qui che Ballard fa iniziare il suo romanzo.
(Valerio Evangelisti)

shopping nel paese di distopiaInutile dire che ne consigliamo la lettura, visto che abbiamo, anche noi di Araba Fenice, qualcosa in catalogo: http://www.lulu.com/spotlight/afenice

Questo significa anche che luminarie e centri commerciali sono già stati silenziosamente scavalcati in alcuni settori (tra cui quello librario) dalle vendite on-line…