Visto che se ne parla su FB, lo rimetto in evidenza (10-12-13)
Era un gruppo teatrale che fu ospitato anche a Bondeno (gli abitanti di Stellata probabilmente se lo ricorderanno) negli anni ’70, ideato da GIULIANO SCABIA di cui riportiamo alcune note bio-bibliografiche, in quanto sarà presente a Vignola, Venerdì 20 settembre, alle 17.30, nell’ambito del festival della poesia.
Giuliano Scabia [Padova, 1935), poeta, drammaturgo e romanziere, è stato per molti anni docente al DAMS di Bologna ed è un originale protagonista del teatro italiano. Dopo alcune collaborazioni con Luigi Nono, è stato uno degli iniziatori del Nuovo Teatro e l’ideatore di situazioni teatrali e comunitarie memorabili, come quelle dell’Ospedale Psichiatrico di Trieste (raccontata in Marco Cavallo, Einaudi, 1976), o quella con un gruppo di attori-studenti attraverso l’Appennino emiliano (di cui parla nel libro Il Gorilla Quadrumano, Feltrinelli, 1976), Si è poi dedicato al ciclo del Teatro Vagante, un teatro raccontabile oltre che rappresentabile, recitato in piccole comunità che si formano per ascoltare seguendolo a volte in lunghe camminate nei boschi. Il lavoro sulla lingua compiuto attraverso la ricerca teatrale è confluito anche in romanzi come In capo al mondo [Einaudì, 1990], Nane Oca (Einaudi, 1992), Lorenzo e Cecilia (Einaudi, 20001, Le foreste sorelle (Einaudi, 2005), Nel 1995 ha pubblicato Il poeta albero (Eìnaudi), poesie e disegni (a trent’anni di distanza dalla prima raccolta, Padrone &i Servo], e nel 2003 Opera della notte, libri di poesie in cui è racchiusa la forma più intensa del suo itinerario di scrittore, Nel 2012 è uscita la raccolta Canti del guardare lontano [Einaudi]. È stato insignito di numerosi e prestigiosi riconoscimenti, come i premi Ubu e DAMS per il teatro, e il Metauro per la poesia.
Assieme a loro venne anche uno studioso di lingue slave, Edgardo Tito Saronne, che condusse un’inchiesta sul dialetto presso le scuole di Bondeno, l’ho contattato di recente tramite Facebook e qui riporto la sua cortese risposta:
“Caro Professor Giatti, certo, sono proprio io. La ricordo benissimo e, se non sbaglio, Lei insegnava filosofia al Liceo di Bondeno ed era molto amato e stimato dai Suoi studenti. Forse non sa che da quella esperienza (purtroppo lontana) ho ricavato un libro: “Gli anni rubati al lavoro”, Bologna: CLUEB, 1979. ”
Il libro si trova in consultazione anche in biblioteca a Bondeno e qui ne riporto un brano:
Le femministe non ci hanno parlato solo di scuola e del problema della comunicazione. Ci hanno dato — dal loro punto di vista — informazioni sulla vita sociale di Bondeno. ‘L’unico ambiente sociale, spiega Carla, *è rappresentato dal bar.,, il bar « stato, in genere un ambiente completamente escluso alle donne’.E ancora; “Gli uomini di una certa età frequentano solo il bar… Le donne non lo frequentano’. Ma non solo il bar è ambiente esclusivo dei maschio: “AÌIe 9 dì sera in piazza non c’è una donna,., al di sopra dei 30 anni’. Questa divisione di ambienti, prosegue Carla, implica naturalmente una divisione di ruoli: Al sabato pomeriggio, tutte le mamme coi bambini; non c’è un uomo col bambino… Ancora c’è questa distinzione dei ruoli’.
Si passa a parlare più in generale di come si svolge la vita a Bon-
dano, per circoli chiusi, in un clima — pare — di assoluta segregazione.
Allora la scuola media come ci è stata descritta non fa che riprodurre
la struttura rigida della comunità: ‘Anche i cosiddetti “carré” [?]
Si riuniscono al bar… si riuniscono anche a livello di ceti sociali: quelli de! centro — gente che ha un certo reddito; più in là, negli altri bar,c’è gente di un altro strato sociale… Al Duemila c’è certa gente [“tep-pisti” diceva un ragazzino delle medie, gente che parla dialetto, bestemmia e ha “poca voglia di lavorare” — naturalmente era un ragazzo» bene] che ha completamente le porte recluse al bar del centro, cioè alle compagnie del centro… Ci vanno i “fighetti” lì… le persone colle scarpine a punta, i jeans… il maglioncino “bordò”… Son quelli della pizzeria… ‘Ste compagnie sono divise per ceti sociali… ‘. Ma non basta ‘Anche a livello di interessi, a livello culturale… si nota la differenza’. Su questo argomento si aggancia anche il giovane professore che è presente all’incontro: ‘Bondeno è un paese di 18.000 persone, un paese piuttosto grosso, dove ci sono delle carenze a tutti i livelli
Loro stessi [la gente bene] sono i primi ad individuare queste carenze;finiscono con l’accusare un generico mondo esterno provinciale di essere insufficiente, non rendendosi conto che la causa prima dell’insufficienza di Bondeno sono proprio loro, che non fanno niente per cambiare… ‘.
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