Che cos’è un codice miniato?
Durante l’antichità classica il supporto scrittorio principale era il rotolo di papiro, il dittico (in avorio o in legno), sulle cui pagine interne spalmate di cera si potevano tracciare appunti.
Soprattutto tra i cristiani si affermò l’uso del codice di pergamena, più robusto e più pratico. Tale materiale deriva il suo nome dalla città di Pergamo in Asia Minore (nell’attuale Turchia). Le pelli dell’animale venivano lavorate fino a renderle lisce e bianche; poi venivano tagliate in forma quadrata o rettangolare. I fogli così ottenuti venivano piegati, raccolti in fascicoli e cuciti, esattamente come accade ancora nei libri moderni. Dopo la stesura del testo, terminato il lavoro del copista, il miniatore prendeva in carico il manoscritto, decorando le lettere iniziali o i margini o anche l’intera pagina.
l’edizione in facsimile dell’Offiziolo di Alfonso d’Este, che ricompone in unità il ricco codice miniato che conteneva l’opera, composto tra il 1505 e il 1510, e attualmente smembrato e collocato in due diverse biblioteche.
Il volume, recentemente donato alla Biblioteca Ariostea da parte dell’Associazione Amici della Biblioteca Ariostea, viene presentato da Ernesto Milano, che ne è stato uno dei curatori.
A cura dell’Associazione Amici della Biblioteca Ariostea
Ernesto Milano
L’OFFIZIOLO ALFONSINO