Arcipelago SCEC

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Lisa Bortolotti, moglie, madre di due figli, laureata all’Alma Mater Studiorum ( Bologna ) in economia aziendale; è impiegata pubblica ma dal gennaio 2012 ha fatto il suo downshifting con un part time al 60%, per dedicarsi maggiormente a ciò che ritiene importante: casa, famiglia, passioni, associazione.

Subito dopo la nascita della secondogenita, è socio fondatore di Arcipelago SCEC Emilia Romagna, nel 2009. Dalla primavera 2011 ne diventa presidente e coordina l’attività degli attivisti regionali ; si dedica alla divulgazione delle progettualità di Arcipelago, crea occasioni di approfondimento e formazione, collabora ad alcune attività del coordinamento nazionale ( sito e blog “La Nave dei Folli” ), si adopera per applicare una sperimentazione nel proprio territorio, Ferrara; è rappresentante regionale nel coordinamento nazionale.
Di Arcipelago SCEC, e dei suoi progetti, sostiene che è un percorso di vita, che richiede di incarnare totalmente, a partire da sé, il cambiamento che si vuole realizzare. Arcipelago non solo si fa, ma lo si è.

Araba Fenice ne è socia e l’ha invitata domenica 23 settembre 2012 alla manifestazione “Ricominciamo dal futuro”, presso la Società operaia di Mutuo soccorso,  alle 10.30 per illustrare le attività dell’associazione.

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  1. LA TRANSIZIONE SBARCA A PARMA CON ROB HOPKINS

    Rob Hopkins, co-fondatore del Movimento delle Transition Towns, sarà a Parma lunedì 24 settembre alle ore 17.00 presso la Biblioteca di San Giovanni sul tema: “La rivoluzione dolce delle città in Transizione”.
    L’evento è promosso da Kuminda-Il diritto al cibo, in collaborazione con l’Associazione per la Decrescita, a margine della 3° Conferenza Internazionale sui temi della decrescita, della democrazia, dei bei comuni e del lavoro che si terrà a Venezia dal 15 al 23 settembre.

    L’idea della Transizione nasce in Irlanda, a Kinsale, dove Rob Hopkins, professore inglese, sviluppa assieme ai suoi studenti un piano che affronti i temi fondamentali per il futuro del pianeta e dell’umanità: “Come possiamo aumentare la nostra resilienza (per mitigare le conseguenze del Picco del Petrolio) e ridurre drasticamente le nostre emissioni di CO2 (per mitigare gli effetti del riscaldamento globale) in tutti gli aspetti della vita e delle attività di questa comunità?”
    Dopo quell’esperimento didaddico durato due anni, Hopkins torna in Inghilterra e prova a mettere in pratica le sue idee a Totnes, nel Devon, trovadosi così nel 2005 a originare l’idea delle Transition Towns. Il movimento assume ben presto una dimensione internazionale, una rete articolata della Transizione che ha suscitato entusiasmo e adesioni dalle piccole comunità fino alle città, un esperimento sociale su grande scala. “Se agiamo subito, in modo collettivo – sostiene il movimento – è molto probabile riuscire a creare un nuovo e piacevole modo di vivere con maggiori relazioni tra le persone e maggiore integrazione con l’ambiente rispetto all’attuale frenetico sistema dipendente dal petrolio.”
    Alcune indicazioni di lavoro: non aspettare i governi, andare oltre l’intervento individuale e agire come comunità, attraverso il coinvolgimento delle persone. Un movimento che parte dal basso, dai bisogni e dalla creatività delle persone in una prospettiva di riorganizzazione sostenibile e resiliente. Consumare meno energia evitando gli sprechi; coltivare nel rispetto della terra e delle persone; produrre nel rispetto dell’utilità sociale; ricercare benessere e felicità.
A buon titolo si può definire un movimento rivoluzionario, nella semplicità e nell’umiltà di un’analisi che trova ampi consensi e proposte sulle quali sono aperte libere discussioni finalizzate ad assumere impegni concreti.
    Le grandi trasformazioni in atto e i possibili scenari futuri sono ampiamente documentati, si tratta di fare una scelta di buon senso: anziché attendere il peggio e farsi trovare impreparati, lavorare sin d’ora per costruire un’alternativa che consenta il passaggio verso un mondo sostenibile: nell’economia, nell’ambiente, nei rapporti umani avvalendosi di una visione positiva e costruttiva.
    Per sperare nel successo, le iniziative di Transizione puntano a coalizzare le diversità presenti nella società come mai prima d’ora. Le iniziative si impegnano a far si che i loro processi decisionali e i loro gruppi di lavoro siano fondati su principi di apertura e coinvolgimento. Ogni iniziativa tende a raggiungere la comunità intera e sforzarsi, fin dall’inizio, per coinvolgere il sistema economico locale, i diversi gruppi presenti all’interno della propria comunità e le autorità: l’approccio è sistemico, la Transizione riguarda ogni cosa.

    La Resilienza, parola-chiave del movimento, è la capacità della comunità di rispondere al meglio ai repentini cambiamenti, la capacità di riorganizzarsi sempre in positivo, mai ‘contro’ ma ‘per’. Le iniziative di Transizione si impegnano a creare resilienza in diverse aree (alimentazione, economia, energia, ecc) e su diverse scale (dal locale al nazionale) a seconda del caso. Si impegnano inoltre a inserire i loro sforzi all’interno di un processo generale teso ad aumentare la resilienza ambientale a livello globale.

    Il Piano di Decrescita Energetica, comporta stili di vita individuali e collettivi a bassa emissione di CO2 per superare gradualmente l’attuale dipendenza dal petrolio.
    Il movimento della Transizione non ha leader. ma facilitatori, e anche questa è una novità, si regge in parte sul lavoro volontario, ma tende a creare e sperimentare nuove forme di impresa perché non vuole affiancarsi a ciò che esiste, ma immagina di riprogettarlo e trasformarlo in altro.
    Hopkins ha diffuso il suo pensiero e l’esito delle numerose esperienze che si stanno diffondendo a macchia d’olio, anche in Italia, pubblicando diversi volumi, tra cui, tradotti in italiano: Manuale pratico della transizione. Dalla dipendenza dal petrolio alla forza delle comunità locali; Cibo locale. Come produrre nella tua comunità alimenti sani e sostenibili. Manuale pratico della transizione
    All’incontro di Parma con Rob Hopkins, hanno aderito diverse associazioni: Kwa Dunìa, Movimento Decrescita Felice, Slow Food – Condotta di Parma, Legambiente Parma, Verdi Ambiente Società, Verso il Distretto Economia Solidale parmense, WWF Parma, Associazione Donne Ambientaliste, Comuni Virtuosi.

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