Festival del diritto

Quarta edizione – Piacenza 22-25 settembre 2011

“Chi oserebbe oggi dichiararsi contro l’umanità? Eppure, a fronte di questo senso comune umanitario – che ha trovato nell’affermazione dei diritti umani il suo corrispettivo giuridico – tanti segnali ci dicono che la consapevolezza e la tutela effettiva dei valori dell’umanesimo stiano regredendo, anche nelle società occidentali. Il rispetto della dignità della persona nella sua integrità, dell’autonomia, della libertà e dell’uguaglianza degli esseri umani sono fortemente a rischio. È in atto un allarmante processo di de-soggettivazione e de-umanizzazione, che si alimenta di luoghi comuni ideologici, i quali interpretano tutte le conseguenze della globalizzazione – anche quelle più distruttive e minacciose per il livello di civiltà della convivenza – come l’effetto necessario e naturale di leggi immodificabili. Questi effetti interessano tutti e si manifestano, seppure in forme e misure diverse, in vari ambiti: nel mondo del lavoro, dove nuove modalità di sfruttamento e di dominio si stanno affermando, spacciate per modernizzazione, e le garanzie dei diritti faticosamente conquistate in un non lontano passato sono minacciate o già demolite. Nell’aumento dei conflitti identitari, che coprono tanto l’ansia di perdere posizioni di privilegio quanto il risentimento di chi si sente tagliato fuori. Nella rimozione della violenza, innanzitutto sui civili, che caratterizza le “nuove guerre” dell’ultimo ventennio.Stefano Rodotà
Nell’appropriazione privata di risorse che dovrebbero essere di tutta l’umanità. Nella curvatura plebiscitaria e populista che insidia le democrazie contemporanee, risposta compensativa alla crisi economica e alle paure che essa ingenera. Nella regressione dell’immaginario che regola le relazioni tra i generi.
Il rischio insomma è che alla retorica umanitaria corrispondano sempre più spesso nei fatti nuove gerarchizzazioni dell’umano. Queste gerarchie e strategie di esclusione trovano il loro terreno privilegiato di esercizio nella stigmatizzazione delle varie figure dell’Altro: i migranti, i “diversi”, gli stranieri, tutti coloro che sono portatori di stili di vita, culture, religioni e tradizioni differenti dalla nostra devono essere confinati entro muri – materiali e simbolici – che li separino dalla “nostra” umanità, rendendoli il più possibile invisibili. Del resto, il valore universale dell’umanità non è sempre stato ovvio: sia perché rigidi criteri di esclusione hanno a lungo governato l’appartenenza all’umanità, non solo nel mondo antico, ma anche in quello moderno (basti pensare allo sterminio dell’umanità estranea e sorprendente del Nuovo Mondo, al colonialismo e alla schiavitù, al razzismo giustificato su basi pseudo-scientifiche, tutte “gesta” europee e occidentali). Ma anche perché spesso proprio “in nome dell’umanità” sono stati compiuti atti di forza e violenza estremi su esseri umani in carne e ossa, magari inermi…
estratto dalla presentazione di Stefano Rodotà, responsabile scientifico del festival.
programma completo sul sito del Festival  www.festivaldeldiritto.it
Sul sito trovate anche i video delle edizioni precedenti, consigliamo: Zygmund Bauman, Le disuguaglianze nel mondo liquido

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