Archeo-ludica

Occuparsi di giochi e  per giunta vecchi, a fronte di problemi ben più urgenti è decisamente anacronistico, ma, dal momento che nessuno sembra preoccuparsi (forse anche  per l’imminenza delle ferie),  dedichiamo questo articolo domenicale a uno storico gioco per PC:  vgaplanets.

Come i più esperti avranno intuito dal nome, il gioco nasceva nei primi anni ’90, quando la scheda grafica VGA si apprestava a sostituire la vecchia CGA, con i risultati che vedete nell’illustrazione sopra.

Niente di sconvolgente per gli standard attuali, ma la forza del gioco è il meccanismo strategico, che fa sì che sia ancora giocato oggi a livello mondiale.

Altra particolarità degna di nota è il fatto che il turno viene spedito via mail (una manciata di bit) e si gioca offline, rispedendo la mossa allo stesso modo.

Questo permetteva a noi di Araba Fenice di gestire l’host (così si chiama la parte che organizza il gioco come server) già con la BBS, prima ancora che in Italia fosse introdotto Internet (1995 circa).

Strategicamente si gioca in 11,  gestendo razze che si richiamano a serie televisive che poi abbiamo visto anche in Italia (principalmente Star Trek e Battlestar Galactica) con scenari che vanno dal più semplice (conquista di territorio) a felicità della popolazione, caccia al tesoro, diplomazia o tutti questi assieme.

La cosa strana è che, dopo vent’anni ci sia ancora un gruppo consistente di appassionati che giocano e discutono e continuano a sfornare applicazioni per giocarlo anche su cellulare, iPad e tablet!

Ovviamente è più facile giocarlo su PC con qualsiasi versione di windows (visto che finora alla base c’è sempre il vecchio DOS) e la versione shareware del gioco (con alcune limitazioni di livello) , scaricabile gratuitamente.

La trovate, assieme ad alcune partite e relative istruzioni, nel nostro sito dedicato: http://virtuale.bondeno.com/hostphcc/vgaplanets.htm

Provare  e ritrovare antiche emozioni non costa nulla!

Bruno Vidoni. Le inattendibilità del vero

“Le inattendibilità del vero”: mostra dedicata a Bruno Vidoni

Dall’11 giugno al 11 settembre 2011

Bruno Vidoni ritratto da M.Rebeschini

Si inaugura sabato 11 giugno 2011, alle ore 11.30, presso gli spazi della Rocca di Cento, la
mostra retrospettiva
BRUNO VIDONI: LE INATTENDIBILITÀ DEL VERO
a cura di Mariateresa Alberti e Roberto Roda

Bruno Vidoni (Cento 1930-2001) è entrato di diritto nella Storia della fotografia italiana grazie a provocatorie “performance” fotografiche realizzate nel corso di oltre 20 anni a partire, soprattutto, dai primi anni ‘70.

Non solo fotografo ma anche artista completo e non facilmente catalogabile, Vidoni è stato nel panorama artistico italiano della seconda metà del Novecento una presenza di grande spessore e di dirompente lucidità concettuale. Continuamente oscillando fra fotografia e pittura, pure appassionato cultore della ricerca storiografica, Vidoni, ha saputo mixare tecniche e generi.

Ha indossato la maschera del folletto dispettoso, obbligando la critica e il pubblico a confrontarsi con temi di grande spessore etico. Per molto tempo fu il “terrore” di molti critici d’arte fotografica: per far riflettere sulle inattendibilità di ciò che ci appare veritiero, sfornò falsi reportage di guerra, false fotografie ottocentesche e false immagini devozionali, con cui poi sbugiardava chi, con troppa leggerezza aveva creduto alle immagini senza analizzarle pertinentemente, perché ogni suo “falso” conteneva sempre in bella evidenza la prova della eventuale menzogna.

Nei primi anni settanta ricostruì il conflitto vietnamita e cambogiano fra i corsi d’acqua della pianura padana, l’Irlanda del bloody sunday fra le strade di Cento. Negli anni ottanta ricreò, fra le pareti di casa, l’atmosfera ottocentesca del ritratto carte de visite e del nudo da “maison” irridendo antiquari e curatori di mostre e cataloghi sulla fotografia storica. Si inventò persino una nuova devozione popolare, Santa Bladina da Cento: realizzò santini, ex voto, reliquie, icone, immaginò un intero inesistente piccolo paese in Romagna, sede comunale, di cui la Santa sarebbe stata patrona e di cui egli stesso si era auto-nominato assessore alla cultura. In quella veste riuscì persino a farsi accreditare agli stati generali degli assessori alla cultura degli enti locali italiani riuniti in pompa magna a Ferrara nella seconda metà degli anni ottanta. Erano gli anni in cui sulla ribalta nazionale erano saliti l’assessore romano Niccolini e la “cultura dell’effimero”. Le intelligenti “performance” con cui Vidoni intrattenne i veri assessori sui rapporti fra cultura e sviluppo turistico anticiparono, col senno di poi, quelle del comico Cevoli quando oggi interpreta l’assessore Cangini.

Tuttavia, le performance vidoniane mai furono gratuiti scherzi goliardici, ma solo strumenti efficaci, a volte pure esilaranti, per far riflettere sulla follia della guerra, sulle inattendibilità documentarie dell’immagine nell’epoca della comunicazione di massa, sulle dinamiche comunicative del potere, del sacro e sui meccanismi psicologici della credulità. “Di immagini false-scriveva Vidoni- non ce ne sono e non ce ne sono perché reali lo sono tutte, ma vere forse nessuna”.

Oggi, a 10 anni dalla morte prematura dell’artista, il Comune di Cento ricorda la figura di Bruno Vidoni con una importante rassegna retrospettiva, nata dal lavoro sinergico dell’Archivio storico centese e Biblioteca Civica Patrimonio Studi, della galleria d’arte Moderna “A. Bonzagni” di Cento, del Centro Etnografico del Comune di Ferrara, di cui l’artista fotografo fu pure collaboratore.

La mostra BRUNO VIDONI. LE INATTENDIBILITÀ DEL VERO, curata da Mariateresa Alberti e Roberto Roda, sarà in parete dal 11 giugno al 28 agosto 2011 presso La Rocca di Cento.

Presenta una selezione di opere datate dalla metà degli anni ‘60 ai ‘90: i falsi reportage di guerra, i falsi dipinti devozionali, le sperimentazioni surrealiste e psichedeliche capaci di alimentarsi sia con pennelli e colori sia con le gelatine sensibili ai sali d’argento. Ancora, sono presenti in mostra le bambole e le donne-bambola, che negli anni ‘60 e ‘70 sembravano già preannunciare gli stilemi che il pop surrealismo della Lowbrow Art ha affermato solo recentemente. L’esposizione centese non si limita a selezionare e riproporre le opere più significative, ma cerca di rendere evidenti gli stadi di ideazione e gestazione dell’artista, le evoluzioni filologiche, i ripensamenti e le metamorfosi di una ricerca che, per molti versi, rimane “unica”nella realtà italiana.

Negli anni novanta il lavoro di Vidoni ha assunto a volte indirizzi inaspettati, intimistici e poetici, proponendo rarefatti dialoghi col mistero angosciante della morte, affidato ad alcuni splendidi e toccanti dipinti che hanno come protagonisti i gatti. Con questi quadri, realizzati con  uno stile volutamente quanto falsamente infantile, si chiude la retrospettiva centese. Se lo stupore della vidoniana gattina Pucci che, incontra la morte in una stellata notte centese, sembra assumere nel dipinto del 1990 il carattere di un presagio autobiografico infausto, nessun dubbio rimane sullo splendido gatto (un po’ picassiano) del 1996, che urla la sua assoluta disperazione alla luna. Vidoni lo dipinse di getto quando i medici gli diagnosticarono quel male incurabile che non gli avrebbe lasciato scampo.

BRUNO VIDONI. LE INATTENDIBILITÀ DEL VERO
Cento (FE), la Rocca
11 giugno-28 agosto 2011
Orario d’apertura: sabato e domenica 10.30-13.00 e 16.30-19.00

Premio Robot

Per un periodo limitato sarà possibile abbonarsi a tre numeri di Robot a soli 19,90 euro, a partire dal numero 63 appena uscito, fresco di stampa. Intanto parte la nuova edizione del premio Robot, con qualche novità.

Avete mai provato Robot? Secondo noi dovreste farlo.

Robot è la rivista di fantascienza fondata nel 1976 da Vittorio Curtoni, e da lui ancora diretta in questa nuova edizione pubblicata da Delos Books ormai da oltre otto anni. Tre numeri all’anno, 192 pagine formato volumetto, Robot propone il meglio della narrativa breve di fantascienza. I racconti vincitori dei maggiori premi internazionali (Hugo, Nebula) e dei più grandi autori (fra gli altri sono comparsi su Robot Neil Gaiman, Robert J. Sawyer, Barry Malzberg, Robert Silverberg, Ted Chiang, Robert Sheckley, Charles Stross, Greg Egan, Ian McDonald, Kim Stanley Robinson e molti altri. E autori italiani, di tutte le epoche — dai recuperi dalla fantascienza italiana d’epoca scelti con cura da Vittorio Catani agli autori vincitori degli ultimi premi Urania.

L’altra metà della rivista è dedicata alla saggistica: sul cinema, sulla letteratura, sui fumetti, sulle serie televisive, persino sui videogiochi. Uno sguardo d’insieme al genere fantascienza.

Ora è possibile provare Robot con  un investimento davvero piccolo: per un periodo limitato sarà disponibile un abbonamento lancio ultrascontato per tre numeri a soli 19,90 euro (quasi dieci euro di risparmio!), spese postali incluse. Da non perdere!

Intanto, è disponibile il numero 63,  numero dell’estate. Religione e fantascienza. Due mondi che sono venuti a contatto molte volte nella storia della nostra letteratura preferita, l’ultima delle quali è forse questo Il Leviatano che Tu hai creato, racconto premio Nebula dello scrittore mormone Eric James Stone. Si possono applicare gli insegnamenti di Gesù Cristo a una specie infinitamente più antica di quella umana? La risposta è valsa a questo racconto il Premio Nebula assegnato nel maggio 2011. Di storia italiana — così diamo anche noi il nostro contributo al 150° — si occupano invece alcuni degli autori italiani. Alberto Costantini e Francesco Grasso (quattro premi Urania in due, niente male) rivisitando il passato in chiave alternativa; Stefano Carducci e Alessandro Fambrini tratteggiando un temibile quanto possibile futuro. Alberto Cola (altro premio Urania) ha problemi con i camion, mentre Gianfranco Briatore e Stanley G. Weinbaum ci portano a fare conoscenza con creature curiose, affascinanti e di difficile comprensione. E sì, oltre che di donne, parlano anche di alieni.

Apre intanto il Premio Robot, quinta edizione: qualche novità nell’edizione di quest’anno. Innanzitutto, per partecipare sarà necessario essere abbonati a Robot (ma col nuovo abbonamento di cui sopra la spesa è minima) e sarà possibile mandare due racconti per autore. Il termine di invio dei racconti è fine novembre 2011: quindi dateci dentro! Tutti i dettagli all’indirizzo www.delosbooks.it/premi/robot/
» Robot sul Delos Store http://www.delosstore.it/robot/
» Il bando del Premio Robot http://www.delosbooks.it/premi/robot/

Bondeno in view street

Vista dalla strada è una particolare modalità di visione di Google maps che permette di vedere un luogo come se ci si trovasse a livello del piano stradale: si può andare avanti, indietro e anche guardarsi attorno.

L’acquisizione delle immagini avviene da un veicolo attrezzato con telecamere e poi il filmato viene rielaborato e inserito in rete,  il risultato lo vedete sopra; qui l’immagine è statica, ma potete verificare voi stessi la fluidità dell’applicazione.

Inutile dire che questo rende obsolete le cartoline illustrate e permette di visitare luoghi lontani anche se con qualche limitazione: non tutto è indicizzato e, ovviamente, la ripresa si riferisce ad un tempo specifico; nel caso di Bondeno si direbbe l’ottobre 2010.

La cosa divertente, per chi conosce il posto, è viaggiare contromano (proprio come fanno le biciclette) senza correre il rischio di essere investiti e anche cercare di riconoscere i passanti (i cui volti però sono stati sfumati per la privacy).

Inutile dire che l’applicazione è anche un ottima pubblicità per le aziende, i cui nomi appaiono in sovraimpressione, per cui, se si usa l’applicazione su un dispositivo mobile, funge anche da navigatore.

Col mouse la manovrabilità non è proprio immediata, ma, con un po’ di esercizio, ci si destreggia abbastanza bene; anche le foto, poste nei punti più caratteristici, sono un ottimo ausilio.

Insomma, con una buona guida sottomano, almeno dall’esterno si può visitare una città senza muoversi da casa; non sarà così divertente, ma il risparmio è assicurato (anche se non ci vorrà molto ad implementare l’ingresso al sito dei negozi, dove fare shopping online).

Spettacoli a Cento

Prosegue la rassegna di spettacoli SOGNI D’ESTATE 2011

copertina del depliant della rassegna

All’interno della magica cornice del Castello della Rocca di Cento, l’Assessorato alla Cultura del Comune di Cento in collaborazione con Provincia di Ferrara e Fondazione Teatro G. Borgatti, propone la
Rassegna “SOGNI D’ESTATE 2011”
oltre due mesi di spettacoli e concerti al chiaro di luna per allietare le caldi notti estive.

Una miscela  di proposte accattivante e variegata che contempla musica di ogni genere dal jazz, al rock e alla musica d’autore, per finire con i travolgenti ritmi del swing & blues.

La Rassegna rientra nel cartellone provinciale di Delizie d’Estate.

Questo il calendario della rassegna:
Inizio spettacoli, ore 21.30

Venerdì 1 luglio
Riccardo Maffoni
Springsteen Tribute Night

Martedì 5 luglio
Rocka Rolla Festival
Children of the Damned
Iron Maiden Tribute Band

Mercoledì 6 luglio
Rocka Rolla Festival
Plan De Fuga
Special Guest Mean Sensories

Giovedì 7 luglio
Rocka Rolla Festival
Soul Sisters
Tributo ad Aretha Franklin

Viaggio nel soul al femminile, attraverso le canzoni della sua più grande interprete

Mercoledì 13 luglio
Sulle strade del mondo
Spettacolo di danza e recitazione
A cura di Studio Danza Atir e Nuova Compagnia Piccola Scena
In caso di maltempo lo spettacolo si terrà nel Centro Polifunzionale Pandurera

Venerdì 15 luglio
John Strada and The Wild Innocents Live
In occasione del concerto verrà registrato il CD Live

Martedì 19 luglio
American Music Abroad
Gold Tour Honour Band and Choir

Mercoledì 20 luglio
OOOi Project in
Rock Trip

Venerdì  22 luglio
Irene Robbins Quartet

Martedì 26 luglio
Antikythera Mechanism
fuori cartellone

Venerdì 29 luglio
Quattro Gatti
Omaggio a Elvis Presley

Venerdì 5 agosto
Queentet
Queen Tribute Band

Mercoledì 10 agosto
Nicolette  Zuccheri Quartet

Venerdì 12 agosto
Willie Nile & Stormy Mondays

Venerdì 19 agosto
Dirk Hamilton and The Bluesmen
Presentazione dell’album “Rebels”

Mercoledì 24 agosto
FleQ Band in
Spy Music

Venerdì 26 agosto
Bluestress

Lunedì 29 agosto
Festival Cento in Blues
Ginger Brew & Soul family

Martedì 30 agosto
Festival Cento in Blues
Ronnie Jones & Nitelife

Inizio spettacoli ore 21.30.

Approfondimenti sui singoli spettacoli nel calendario della homepage.

EVENTI COLLATERALI

Mostra Scambio del CD e Vinile – III edizione
Rocca, sotterranei e piano cortile
5-6-7 luglio 2011, dalle ore 20.30 alle 23.30

Mostra fotografica
GOOD VIBRATIONS – i grandi protagonisti del rock, del blues e del jazz
di Fabio Possanza

Rocca, piano cortile – dall’1 luglio al 28 agosto 2011
Apertura serale nelle date di spettacolo

Mostra
BRUNO VIDONI. Le inattendibilità del vero
Rocca, Primo Piano – fino al 28 agosto 2011

Apertura serale nelle date di spettacolo

L’ingresso agli spettacoli e agli eventi collaterali è gratuito.

N.B. Lo spettacolo di Venerdì 8 luglio 2011 “Big Bone Band da Bologna, Dal Porretta Soul Festival a Cento”, indicato sul depliant della manifestazione è stato rimandato a data da destinarsi.

Maggiori informazioni

Il detective melanconico

La Pro Loco di Ferrara, in collaborazione con l’Associazione Fun d’Art ed Il Mercatino del Libro e del Fumetto di via Scienze, promuove un nuovo ciclo di presentazioni di libri e letture aventi per oggetto l’arte e la cultura del territorio ferrarese.

Sei sere d’estate che nell’evocativo spazio del Giardino delle Duchesse di Palazzo Municipale (ingresso da via Garibaldi, 2) invitano ferraresi e turisti a confrontarsi con autori ed immagini spesso inedite del nostro comune patrimonio culturale.

martedì 26 Luglio alle ore 21.00 incontreremo il Prof. Marco Bertozzi dell’Università di Ferrara per confrontarci sulla sua pubblicazione: “Il detective melanconico“. Ed. Feltrinelli.

Armati del metodo d’indagine dei grandi detective internazionali, cercheremo indizi che ci permettano di riscostruire alcuni aspetti di valore universale contenuti nella storia cittadina. La permanenza degli antichi dei pagani nella cultura umanistica, la tirannia degli astri di Schifanoia e il grande evento politico-culturale rappresentanto dal Concilio Ecumenico del 1438 sono alcuni dei temi della serata e delle immagini proposte al pubblico dall’autore.

Al termine della presentazione sarà proiettato un video pressochè inedito sull’ Addizione erculea realizzato a Ferrara nel 1962, alla proiezione sarà presente uno degli autori: Paolo Sturla Avogadri, Presidente onorario di Pro Loco Ferrara.

Festivalfilosofia 2011

La lezione dei classici
Completerà il programma filosofico la sezione “Lezione dei classici”, secondo la formula sperimentata con successo a partire dal 2009: grandi interpreti del pensiero filosofico discutono le opere che hanno maggiormente segnato la riflessione sul tema della Natura.
Marcello Zanatta commenterà la Fisica di Aristotele, luogo originario di un paradigma millenario. Giovanni Ghiselli allargherà lo sguardo a una più generale riflessione sullo statuto della natura nella filosofia greca. Giovanni Reale leggerà le Enneadi di Plotino con la loro dottrina dell’anima del mondo. Ricostruendo la grande trasformazione filosofica portata dall’avvento della modernità, Jean-Robert Armogathe ricostruirà la separazione tra anima e corpo, mondo del pensiero e mondo esterno, operata nelle Meditazioni metafisiche di Cartesio, mentre Paolo Galluzzi rintraccerà i fondamenti della moderna scienza delle qualità primarie e secondarie ne Il saggiatore di Galileo Galilei. L’antropologia politica del Leviatano di Thomas Hobbes e il concetto di «stato di natura» saranno illustrati da Carlo Galli, mentre al panteismo dell’Ethica di Spinoza sarà dedicata la lezione di Remo Bodei. Gianfrancesco Zanetti ricostruirà lo statuto delle istituzioni naturali nella Scienza nuova di Giambattista Vico. Le dottrine ottocentesche e la crisi del meccanicismo moderno emergeranno dalle lezioni di Manfred Frank e Sossio Giametta, dedicate rispettivamente alla Filosofia della Natura di F.W. Schelling e a Il mondo come volontà e come rappresentazione di Arthur Schopenhauer. Mauro Carbone presenterà La Natura di Maurice Merleau-Ponty, un classico del Novecento cui attingono anche molte ricerche neuroscientifiche.
Quest’anno una lezione dei classici è dedicata anche a una grande opera pittorica, per mostrare le connessioni tra filosofia e arti, pensiero e immagine: Francisco Jarauta parlerà di rappresentazione e conoscenza, cartografia e pittura, davanti a Il geografo di Vermeer.

MOSTRE, SPETTACOLI, MUSICA E GIOCHI A TUTTA NATURA
150 eventi affiancano le lezioni magistrali del festivalfilosofia dal 16 al 18 settembre a Modena, Carpi, Sassuolo. Gli appuntamenti, tutti gratuiti, raccontano la natura per immagini, musica e narrazioni con molte proposte pensate per i più piccoli

Un vasto programma artistico arricchisce il cuore di lezioni magistrali del festivalfilosofia. Dal 16 al 18 settembre Modena, Carpi e Sassuolo declinano il concetto di natura attraverso le varie forme dell’espressione artistica e culturale, individuale e collettiva. Un viaggio ricco e sorprendente che mette in mostra, in musica e in scena i diversi volti della natura.

Osservare e classificare
Di fronte a noi sta l’immensa e pluriversa estensione di una Natura che scienza e arte hanno provato a perimetrale e ordinare, misurandola e classificandola, in ogni caso fornendone una rappresentazione, che in quanto tale, ne fa un oggetto scientifico o un’opera della creatività umana.
Se oggi è possibile osservare la natura, immergendosi nel mondo dell’infinitamente piccolo o puntando verso l’infinitamente grande, lo si deve anche allo scienziato modenese Giovanni Battista Amici, tra i maggiori costruttori di strumenti scientifici dell’Ottocento italiano. Il Museo Civico di Modena gli dedica la mostra “Obiettivo Natura”, curata da Alberto Meschiari, che ne è il massimo studioso. Ad Amici si deve non solo il perfezionamento del moderno microscopio, ma anche la realizzazione di telescopi, cannocchiali, prismi e camere lucide che hanno permesso di raggiungere un livello di precisione mai conseguito prima. Oltre a questi strumenti la mostra presenta preziosi reperti delle osservazioni botaniche di Amici, che poté osservare per primo il processo di fecondazione delle orchidee.
Disegnare fedelmente oggetti e paesaggi seguendone l’immagine riflessa sul foglio: funziona così la camera lucida, invenzione olandese di inizio Ottocento, che venne perfezionata proprio da Amici e che presto si sarebbe evoluta nella camera oscura della fotografia. “Ritrarre la natura a camera lucida” è possibile grazie alla luce, a un prisma quadrangolare e al laboratorio proposto da Dida nei giorni del festival, che permetterà ai ragazzi – e non solo – di disegnare con precisione un ritratto o una natura morta con questa particolare tecnica, desueta e sorprendente.
La felice stagione degli studi astronomici nell’Ottocento modenese tra Ducato e Unità trova testimonianza anche nella mostra “Il cielo in una stanza” – curata dalla Biblioteca Estense – che raccoglie trattati, tavole, appunti di scienziati di prim’ordine, come Pietro Tacchini, uno dei fondatori dell’astrofisica italiana.
Alcune mostre accentuano il carattere finzionale della rappresentazione della Natura.
Gli effetti suggestivi delle tassonomie scientifiche proseguono in forme immaginative nella mostra “Historia Naturalis”, proposta dalla Galleria Criminali Open Space di Sassuolo. L’artista Mirco Denicolò espone 13 tavole di animali marini che immagina essere state destinate a un antico trattato di storia naturale e poi non stampate.
Il metodo classificatorio dei naturalisti ispira anche la serie botanica di Jairo Valdati, artista e geologo, presentata dalla galleria modenese Lo Sguardo dell’Altro: di fronte alla potenza delle grandi e protettrici nature arboree, i piccoli gesti quotidiani dell’uomo paiono tessere per contrasto una “Tassonomia dell’effimero”.
Una vera e propria sfida al sistema delle forme naturali è fornita da “Herbarium”, in mostra nelle serre dell’Orto botanico di Modena, attigue alla sala dove è custodito l’Erbario storico. Montate in due grandi installazioni di dodici metri ciascuna, le piccole tavole di Pier Luigi Pusole si presentano come elementi di una tassonomia infinita generata dalla stessa materia pittorica che produce, nei medesimi toni del verde, clonazioni e mutazioni morfologiche del tutto “innaturali”. Al progetto ha collaborato anche la curatrice e artista Sara Conforti.

Cultura, cibo per l'anima

Valzer n. 2 from cultura cibo per l’anima on Vimeo.

Creare una emozione e interromperla bruscamente, violentemente. Con questo spot abbiamo cercato di rendere il senso brutale dell’effetto dei tagli allo spettacolo. La cultura, che veste i panni di una giovanissima ballerina classica intenta a danzare sulle note del valzer n.2 della “Jazz Suite” di Shostakovich, viene frettolosamente identifcata come un elemento superfluo e desueto da riporre in qualche posto a coprirsi di polvere. Stefano Bisulli e Roberto Naccari, videomaker operanti a partire dai tardi anni novanta, cominciano a lavorare insieme su progetti di sceneggiatura nel 2002. Nel 2004, con il documentario “Holylanders”, iniziano un’attività produttiva che li porta nel 2008 a fondare, assieme a Vulmaro Doronzo, “Cinematica” per la quale firmano la regia di “Una storia comune” (2008), Fellini Oniricon (2008) e Insulo della Rozoj (2009). http://www.culturaciboperlanima.it/valzern2.html

Chi erano i Celti

“La memoria conta veramente – per gli individui, le collettività, le civiltà – solo se tiene insieme l’impronta del passato e il progetto del futuro, se permette di fare senza dimenticare quel che si voleva fare, di diventare senza smettere di essere, di essere senza smettere di diventare”.

(Italo Calvino)

L’origine della parola celti
La parola celti ha origine dal greco keltai che gli abitanti di Marsiglia, città fondata dai Focesi, attribuirono ai membri delle limitrogfe e bellicose tribù che popolavano le terre circostanti.
I Greci dunque li chiamavano Keltoi, ed era il nome che avevano sentito pronunciare dai Celti stessi, ma in alte occasioni li chiamavano Galati (gàlatos), mentre i romani, mutuando il nome da quest’ultimo termine, li chiamavano Galli (o, richiamando la parola greca, celtae).
In tal modo veniva designata una popolazione che parlava una ben distinta lingua indoeuropea, e che era caratterizzata da una cultura definita “barbarica” dagli autori classici (grecie romani).
Il termine celti compare per la prima volta negli scritti del geografo greco Ecateo nel 500 a.C.: egli parla di “Nirax, una città celtica” e di “Massalia [Marsiglia], città della Liguria nella terra dei Celti” (Fragmenta Historicorum Graecorum).
Un secolo dopo Erodoto descrive i Celti come coloro che vivono “al di là delle colonne d’Ercole”.
Aristotele sapeva che vivevano “oltre la Spagna”, che avevano conquistato Roma e che tenevano in grande considerazione la potenza militare.
Ellanico di Mitilene, storico del quinto secoo avanti Cristo, afferma che i Celti erano un popolo giusto e retto.
Di Eforo (350 a.C.) esiste un frammento poetico secondo il quale i Celti seguivano le stesse usanze dei “Greci”.
Celebre è l’affermazione di Caio Giulio Cesare nel De Bello Gallico (Liber I – I – La Gallia):
Gallia est omnis divisa in partes tres, quarum unam incolunt Belgae, aliam Aquitani, tertiam qui ipsorum lingua Celtae, nostra Galli appellantur. Hi omnes lingua, institutis, legibus inter se differunt. Gallos
Che, tradotto, suona così:
La Gallia nel suo complesso è divisa in tre parti: una è abitata dai Belgi, una dagli Aquitani, la terza da quelli che nella loro lingua si chiamano Celti, nella nostra Galli.

Continua a leggere

celti
popolazioni barbariche al 526 d.C.

Il simbolismo in Italia

Giorgio Kienerk, Giovinezza, 1902
Olio su tela cm. 129×189,7
Pavia, Musei Civici

http://www.youtube-nocookie.com/v/nVe2Cjv983c?version=3&hl=it_IT&rel=0

Breve introduzione di Carlo Sisi

Organizzato in otto sezioni tematiche, il percorso della mostra si svolge dagli anni ottanta del XIX secolo per giungere alla vigilia della prima guerra mondiale: un arco di tempo che segna il passaggio, nelle arti figurative, dai temi del Realismo e del Naturalismo alle poetiche del Decadentismo, alimentate, queste ultime, dalla scoperta dell’inconscio e dal suo straordinario apporto di suggestioni e immaginazioni.

La mostra – la prima dedicata all’arte del Simbolismo in Italia – presenta una selezione di opere fondamentali che raccontano l’avvincente tramonto del secolo nel segno di uno spiritualismo estetizzante favorevole al mito, al sogno, all’enigma, al mistero. Opere che, nel loro insieme, ricostruiscono l’acceso dibattito sulla missione dell’arte in anni di decisive mutazioni sociali; ed evocano, nello stesso tempo, la temperatura sentimentale che aleggiava intorno ai circoli letterari e filosofici governati da personalità del calibro di Gabriele D’Annunzio e di Angelo Conti, ai cenacoli musicali devoti a Wagner e impegnati in esperimenti sonori d’avanguardia, al grande laboratorio delle Esposizioni finalmente aperto ai movimenti europei e agli artisti, come Klimt e Böcklin, che diverranno esempi di vita artistica non convenzionale.

Proprio con una esposizione, la Triennale di Brera del 1891, si apre l’itinerario della mostra che presenta affiancate Le due madri di Giovanni Segantini e Maternità di Gaetano Previati, rara occasione di rivedere a confronto i quadri che sancirono, al loro apparire, la sintesi fra la tecnica del divisionismo e i contenuti simbolici che quello stile consentiva di rappresentare. La sezione che segue, dedicata ai ‘protagonisti’, riporta subito l’attenzione sui volti e sui temperamenti degli artisti italiani e stranieri che fra Otto e Novecento parteciparono direttamente a quell’avventura poetica intesa a superare le verità del naturalismo in favore di un’ ‘audacia ideista’ per molta parte debitrice dei movimenti d’oltralpe raccolti intorno al celebre Manifesto del 1886 di Jean Moréas e all’ “arte di pensiero”, che avrebbe maturato la condivisa poetica degli stati d’animo. “Un paesaggio è uno stato dell’anima” scriveva appunto Henry-Frédéric Amiel e a questo principio è ispirata la sezione della mostra che trattando del sentimento panico della natura espone opere dove prevalgono, nella rappresentazione del paesaggio, la nebbia, i bagliori notturni, la variabilità (continua e guarda la videointervista)

dal 1 ottobre 2011 al 12 febbraio 2012 a Palazzo Zabarella, Padova.

INFO E PRENOTAZIONI TEL. 049.8753100

www.palazzozabarella.it