“Le inattendibilità del vero”: mostra dedicata a Bruno Vidoni
Dall’11 giugno al 11 settembre 2011
Si inaugura sabato 11 giugno 2011, alle ore 11.30, presso gli spazi della Rocca di Cento, la
mostra retrospettiva
BRUNO VIDONI: LE INATTENDIBILITÀ DEL VERO
a cura di Mariateresa Alberti e Roberto Roda
Bruno Vidoni (Cento 1930-2001) è entrato di diritto nella Storia della fotografia italiana grazie a provocatorie “performance” fotografiche realizzate nel corso di oltre 20 anni a partire, soprattutto, dai primi anni ‘70.
Non solo fotografo ma anche artista completo e non facilmente catalogabile, Vidoni è stato nel panorama artistico italiano della seconda metà del Novecento una presenza di grande spessore e di dirompente lucidità concettuale. Continuamente oscillando fra fotografia e pittura, pure appassionato cultore della ricerca storiografica, Vidoni, ha saputo mixare tecniche e generi.
Ha indossato la maschera del folletto dispettoso, obbligando la critica e il pubblico a confrontarsi con temi di grande spessore etico. Per molto tempo fu il “terrore” di molti critici d’arte fotografica: per far riflettere sulle inattendibilità di ciò che ci appare veritiero, sfornò falsi reportage di guerra, false fotografie ottocentesche e false immagini devozionali, con cui poi sbugiardava chi, con troppa leggerezza aveva creduto alle immagini senza analizzarle pertinentemente, perché ogni suo “falso” conteneva sempre in bella evidenza la prova della eventuale menzogna.
Nei primi anni settanta ricostruì il conflitto vietnamita e cambogiano fra i corsi d’acqua della pianura padana, l’Irlanda del bloody sunday fra le strade di Cento. Negli anni ottanta ricreò, fra le pareti di casa, l’atmosfera ottocentesca del ritratto carte de visite e del nudo da “maison” irridendo antiquari e curatori di mostre e cataloghi sulla fotografia storica. Si inventò persino una nuova devozione popolare, Santa Bladina da Cento: realizzò santini, ex voto, reliquie, icone, immaginò un intero inesistente piccolo paese in Romagna, sede comunale, di cui la Santa sarebbe stata patrona e di cui egli stesso si era auto-nominato assessore alla cultura. In quella veste riuscì persino a farsi accreditare agli stati generali degli assessori alla cultura degli enti locali italiani riuniti in pompa magna a Ferrara nella seconda metà degli anni ottanta. Erano gli anni in cui sulla ribalta nazionale erano saliti l’assessore romano Niccolini e la “cultura dell’effimero”. Le intelligenti “performance” con cui Vidoni intrattenne i veri assessori sui rapporti fra cultura e sviluppo turistico anticiparono, col senno di poi, quelle del comico Cevoli quando oggi interpreta l’assessore Cangini.
Tuttavia, le performance vidoniane mai furono gratuiti scherzi goliardici, ma solo strumenti efficaci, a volte pure esilaranti, per far riflettere sulla follia della guerra, sulle inattendibilità documentarie dell’immagine nell’epoca della comunicazione di massa, sulle dinamiche comunicative del potere, del sacro e sui meccanismi psicologici della credulità. “Di immagini false-scriveva Vidoni- non ce ne sono e non ce ne sono perché reali lo sono tutte, ma vere forse nessuna”.
Oggi, a 10 anni dalla morte prematura dell’artista, il Comune di Cento ricorda la figura di Bruno Vidoni con una importante rassegna retrospettiva, nata dal lavoro sinergico dell’Archivio storico centese e Biblioteca Civica Patrimonio Studi, della galleria d’arte Moderna “A. Bonzagni” di Cento, del Centro Etnografico del Comune di Ferrara, di cui l’artista fotografo fu pure collaboratore.
La mostra BRUNO VIDONI. LE INATTENDIBILITÀ DEL VERO, curata da Mariateresa Alberti e Roberto Roda, sarà in parete dal 11 giugno al 28 agosto 2011 presso La Rocca di Cento.
Presenta una selezione di opere datate dalla metà degli anni ‘60 ai ‘90: i falsi reportage di guerra, i falsi dipinti devozionali, le sperimentazioni surrealiste e psichedeliche capaci di alimentarsi sia con pennelli e colori sia con le gelatine sensibili ai sali d’argento. Ancora, sono presenti in mostra le bambole e le donne-bambola, che negli anni ‘60 e ‘70 sembravano già preannunciare gli stilemi che il pop surrealismo della Lowbrow Art ha affermato solo recentemente. L’esposizione centese non si limita a selezionare e riproporre le opere più significative, ma cerca di rendere evidenti gli stadi di ideazione e gestazione dell’artista, le evoluzioni filologiche, i ripensamenti e le metamorfosi di una ricerca che, per molti versi, rimane “unica”nella realtà italiana.
Negli anni novanta il lavoro di Vidoni ha assunto a volte indirizzi inaspettati, intimistici e poetici, proponendo rarefatti dialoghi col mistero angosciante della morte, affidato ad alcuni splendidi e toccanti dipinti che hanno come protagonisti i gatti. Con questi quadri, realizzati con uno stile volutamente quanto falsamente infantile, si chiude la retrospettiva centese. Se lo stupore della vidoniana gattina Pucci che, incontra la morte in una stellata notte centese, sembra assumere nel dipinto del 1990 il carattere di un presagio autobiografico infausto, nessun dubbio rimane sullo splendido gatto (un po’ picassiano) del 1996, che urla la sua assoluta disperazione alla luna. Vidoni lo dipinse di getto quando i medici gli diagnosticarono quel male incurabile che non gli avrebbe lasciato scampo.
BRUNO VIDONI. LE INATTENDIBILITÀ DEL VERO
Cento (FE), la Rocca
11 giugno-28 agosto 2011
Orario d’apertura: sabato e domenica 10.30-13.00 e 16.30-19.00