Abitare mondi

Uno sguardo sulla fotografia giovane e internazionale che interpreta il tema dell’abitare.

Ormai alla soglia del ventennale, torna il SI Fest – Savignano Immagini Festival:

La 19^ edizione in programma a Savignano sul Rubicone dal 10 al 12 settembre 2010

(www.savignanoimmagini.it), uno dei più importanti, attesi e amati appuntamenti

dell’anno per il mondo della fotografia: fotografi, giornalisti, esperti, tecnici, ma anche

per gli appassionati, i fotografi amatoriali, i semplici curiosi, i turisti, i bon vivant,

(con mostre aperte fino al 3 ottobre).

Principali protagonisti di questa edizione saranno il sudafricano Roger Ballen con la

mostra Boarding house, l’americano Mark Steinmetz con South, il danese Joakim

Eskildsen con The Roma journeys, l’inglese Simon Roberts con We english… Presenze di

primo piano che invitano ad uno sguardo allargato oltre ai confini nazionali per riflettere

sul significato di Abitare mondi/Living World.

Esporrà a Savignano anche il grande

critico e storico ,oltre che fotografo, Italo Zannier con 1957-2007. Dagli interni friulani al

kitsch nelle città. Altro italiano presente al Si Fest, Cesare Cicardini con Le Forme

dell’invisibile.

Gli autori interpretano in modo vario il tema dell’abitare: critica al progresso (l’americano

Marc Stenimetz), dal punto di vista degli emarginati (nel lavoro sui Rom del danese

Joakim Eskildsen), come sguardo sulle realtà degradate (quello del sudafricano Ballen),

sulla povertà contadina degli anni ’50 (nell’opera di Zannier) o sulla condizione dei senza

tetto (Cicardini) oppure ancora sottolineando lo spirito inglese nella banalizzazione del

divertimento di massa (Roberts). Quasi che siano, queste interpretazioni offriranno ai

visitatori molti spunti di riflessione personale.

Il tema suggerito assume un sapore trasversale, dall’attraversamento della dimensione fisica

personale, del corpo individuale, il tema si accosta alla descrizione della spazialità domestica

dell’abitare per giungere alla narrazione dei luoghi collettivi intesi come declinazione naturale

del concetto di comunità. Identificarsi e affermarsi nell’immediato presente o cercare

fiduciosamente uno spazio nella complessità del mondo? Attraverso la manifestazione di un

radicamento atavico o la ricerca incessante di una posizione in costante movimento il

soggetto tesse relazioni con l’ambiente e con l’altro da sé.

Si Fest 2010 rappresenta la sede

privilegiata per esprimere l’eterogeneità del vasto sistema di relazioni che, nel

contemporaneo, sono indicative della posizione che occupiamo e della nostra capacità innata

di insediarci.

Le varie proposte in programma si snoderanno secondo l’ormai tradizionale lettura dei

portfolio, cui si affiancheranno le mostre, i premi dedicati alla giovane fotografia, i

seminari, le occasioni di approfondimento con gli incontri e conversazioni. L’edizione

2010 si presenterà con 16 mostre di cui 3 collettive In totale saranno 45 gli autori

presentati; 8 proiezioni di video d’autore; 11 spazi espositivi che oltre ai luoghi storici

(Consorzio di Bonifica, Galleria Vicini-Zanotti, Monte di Pietà) quest’anno comprendono

gli spazi dell’Opera Don Baronio in Borgo San Rocco. I confini del SI FEST si allargano

anche ai comuni vicini con una mostra alla Fondazione “Tito Balestra” di Longiano e una

mostra alla Sala delle Tinaie di Villa Torlonia di San Mauro Pascoli.

Corposa la sezione di produzioni in proprio che dal 2007 segnano l’apertura di un nuovo

fronte per l’attività di Savignano Immagini e che vale la pena riepilogare: il censimento

in immagini (a cura del Leone d’Oro per la Fotografia alla Biennale per la Fotografia di

Venezia Malick Sidibé nel 2007, Marina Alessi e Mario Cresci nel 2008, Simona Ghizzoni

e Franco Vaccari nel 2009); Sin_tesis progetto di di ricerca promosso con la Facoltà di

Architettura “Aldo Rossi” di Cesena – DAPT di Bologna sul tema del rapporto tra il

territorio e gli insediamenti produttivi (nel 2009 i temi erano l’industria, la fabbrica; gli

autori Marco Zanta e Martin Parr. Nel 2010 il fotografo Andrew Phelps ha lavorato sui

luoghi dell’agricoltura e della produzione e commercializzazione dei prodotti tipici del

territorio. Il prossimo autore sarà l’americano Mark Steinmetz); Global Photography,

collettive dedicate alla giovane scena fotografica internazionale per le quali sono stati

individuati giovani talenti provenienti da tutto il mondo.

Da segnalare, all’interno del programma, il progetto speciale video proiezione dello

shotting di Martin Parr realizzato nel settembre 2009 presso i più importanti marchi

calzaturieri del distretto e il progetto SI FEST OFF, versione “underground” della

manifestazione ufficiale a cura del Circolo Fotografico “Fotografia e Immagine” con un

programma parallelo di mostre, esposizioni estemporanee, performance, attività che si

concentrerà soprattutto nel Borgo San Rocco. Infine, le opportunità di vivere la città, il

centro storico, i ristoranti e i locali per l’aperitivo serale, gli eventi della Notte bianca

per la fotografia. Dalle ore 20 di sabato 11 settembre le piazze del centro storico

ospiteranno spettacoli musicali, fra i quali il concerto conclusivo in Piazza Borghesi degli

Apples Pies con un tributo ai Beatles.

0 pensieri su “Abitare mondi

  1. La Direttrice dell’Istituto Cultura di Savignano, segue Savignano Immagini fin dalla sua nascita. Oggi ci racconta questa realtà fatta di grande fotografia internazionale e stretto legame al territorio, ma senza dimenticare il rapporto vero con il vasto pubblico.
    Prima di tutto proviamo a fare un po’ di chiarezza attorno al SI Fest e Savignano Immagini. Qual è la differenza tra i due marchi?
    Savignano Immagini è il contenitore più ampio. Sono diversi anni che la fotografia è presente fra le attività del nostro comune con una certa continuità anche se con intensità diverse. Il SI Fest per noi rappresenta l’impegno collettivo, l’appuntamento centrale. Iniziammo quasi vent’anni fa con una prima collaborazione tra i nostri servizi culturali e il circolo fotografico locale che ha avuto sempre una certa grinta: persone molto attive, che nel tempo si sono anche affermate professionalmente. Credo che la nostra forza sia stata questa continuità a fronte di risorse non sempre adeguate. Ci sono stati periodi in cui il festival ha avuto più forza e visibilità, come periodi in cui le attività durante l’anno e al di fuori del festival sono cresciute enormemente. Ad esempio le collaborazioni e i lavori da noi prodotti insieme a fotografi di rilievo internazionale. Molti progetti sono stati pensati con l’attenzione al territorio e la comunità, collaborando con l’università di Bologna. Altri partner sono stati le agenzie fotografiche e le istituzioni culturali come la nostra. In questi quasi vent’anni abbiamo raccolto un patrimonio di cui probabilmente neppure noi stessi ci rendiamo conto. Un archivio notevole.
    Quest’anno il festival non ha un direttore, artistico, bensì un Comitato organizzativo. Come siete giunti a questa decisione?
    Noi, come festival, siamo stati tra i primi, con le letture dei portfolio, a costruire un rapporto stretto tra fotografi e pubblico. In passato una manifestazione come Portfolio in Piazza era molto meno diffusa. Qui si è conservato un aspetto vicino al pubblico, amatoriale in senso buono. Se pensiamo al panorama italiano, abbiamo festival come quello di Roma, molto più recente e Reggio Emilia sulla fotografia europea. Per il resto non credo che ci siano altri esempi particolarmente rilevanti e nello stesso tempo longevi come è il SI Fest. Qualche anno fa siamo riusciti a uscire dai confini locali e a far conoscere la manifestazione al di fuori del nostro paese. Lo abbiamo reso possibile grazie alle edizioni curate da Franco Colombo, Mario Cresci, Denis Curti e Laura Serani. Oggi abbiamo scelto di riprendere, noi che ci lavoriamo da sempre, la direzione totale del festival. Ci siamo resi conto, che avevamo maturato delle collaborazioni e una maturità tali da non dover ricorrere a un’altra personalità che in ogni caso esprime un proprio sguardo.
    Sempre riprendendo alla presenza di un Comitato organizzativo, anziché un Direttore. Come sono state effettuate le scelte curatoriali e il tema di quest’anno?
    Sicuramente hanno influito quella serie di collaborazioni e conoscenze da noi cementate negli anni. Un’influenza determinante, poi, l’hanno avuta i nostri colleghi dell’università che hanno deciso di
    concentrarsi sulla fotografia giovane ma con uno sguardo internazionale. Abbiamo avuto le edizioni del 2007 e del 2008, in cui scegliendo la direzione artistica di Laura Serani abbiamo voluto allargarci al panorama internazionale. E poi non bisogna nascondere che nel far fronte a una situazione economica e di risorse umane considerevolmente più carenti, abbiamo fatto di necessità virtù. Fino a due anni fa ci potevamo permettere di fare delle scelte anche più costose. Per fortuna la nostra storia ci ha reso abbastanza conosciuti e riconosciuti da una platea internazionale così da poter mantenere un alto standard curatoriale e muoverci con le nostre gambe. Certo le difficoltà ci sono e c’è chi decide di partecipare con noi in modo quasi gratuito.
    Quindi la selezione degli allestimenti è stata collegiale o ci sono alcuni fra lo staff che hanno dato un’impronta più significativa a questo festival?
    Il fatto che nel Comitato ci siano dei docenti universitari con un rapporto costante con la fotografia e uno sguardo molto ampio ha fatto sì che fossero loro a occuparsi delle proposte principali. Abbiamo fotografi da tutto il mondo. Siamo certi di portare un’ulteriore conoscenza, cose non viste e che spingono alla riflessione, a stimolare nuove idee. Chi viene al nostro festival deve poter cogliere qualcosa di utile. È il solo modo che conosciamo per crescere forti.
    Sappiamo dei tagli economici alla cultura. Sembra di raccontarci la stessa storia ogni anno ma stavolta la situazione si è fatta parecchio più complessa. Come è stato strutturato il budget rispetto agli anni passati?
    Abbiamo sempre avuto una partecipazione molto consistente del Comune fin dalla primissime edizioni. La cosa positiva è che nell’avvicendarsi delle varie amministrazioni politiche la città ha sempre creduto in questa manifestazione. E non sto parlando soltanto del ritorno d’immagine dato al Comune di Savignano, ma anche nel ruolo di ricerca e intervento sul territorio che la fotografia è in grado di dare. Purtroppo a questo punto mi sembra che una collaborazione a livello istituzionale sia praticamente indispensabile dal momento in cui viviamo questo territorio che è la Romagna con una suo statuto. Non solo, da noi ogni comune vuole fare da solo, non siamo mai riusciti ad avere un momento unitario, cosa che avviene altrove. È vero che siamo andati avanti con gli aiuti della provincia e della regione, ma sostanzialmente è il Comune di Savignano che in prima istanza ci ha sempre appoggiato. Altra cosa degli ultimi anni, e in ritardo rispetto a regioni come Piemonte, Lombardia o Veneto: le imprese stanno sviluppando una sensibilità verso la cultura e non solo dei grossi eventi. I Comuni non possono più affrontare da soli questo aggravio. Fatto inedito: quest’anno l’apporto dei privati è nettamente superiore a quello del pubblico. Direi che questo è fondamentale nel cambiamento in corso. Il legame tra pubblico e privato di Savignano Immagini si fa ancora più stretto se consideriamo che l’organizzazione del SI Fest è sempre stata pubblica. Forse il fatto che quest’anno abbiamo toccato con mano come questi rapporti siano completamente cambiati ci sta portando a modificare le nostre scelte.
    Ufficio stampa web: Daniele Federico – daniele.federico@gmail.com

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