Le figure della fortuna
L’ampio campionario di rappresentazioni iconografiche della Fortuna – tanto le sue personificazioni, quanto le immagini che ne simboleggiano l’operare – viene saggiato in diverse attività dei tre giorni.
La mostra “Dea fortuna” al Museo Civico di Carpi presenta vari motivi iconologici, parzialmente corrispondenti alla Tavola 48 dell’Atlante della memoria in cui il celebre storico dell’arte Aby Warburg aveva organizzato un percorso tematico sulle raffigurazioni della Fortuna. Dalla “Ruota della Fortuna” di codici miniati e manoscritti medievali, sino alla complessa allegoria cinquecentesca di Agnolo Bronzino, la Fortuna si rivela in un susseguirsi di figure alate, velate o in equilibrio su una sfera, con il lungo ciuffo che dalla nuca sventola davanti alla fronte, libero al vento oppure “acciuffato” da qualche fortunato.
Presso la Galleria Estense di Modena, sono visitabili, tra i vari pezzi pregiati delle collezioni permanenti, anche due opere particolarmente a tema, ovvero l’opera seicentesca di Lionello Spada “La Buona Ventura”, dove prevale il motivo della lettura della mano, e “Il caso”, una copia da Girolamo da Carpi risalente alla prima metà del ‘500 (in occasione del festival la Galleria osserva orari di apertura straordinaria).
Nell’anticamera dell’Appartamento del Duca sita nel Palazzo Ducale di Sassuolo i visitatori potranno ammirare, anche in questo caso per una preziosa coincidenza con il tema del festival, la “Camera della fortuna”, caratterizzata dall’affresco seicentesco di Jean Boulanger che decora il soffitto rappresentando la Fortuna bendata che fa cadere felicità e sventure dall’albero della vita (in occasione del festival il Palazzo Ducale osserva orari di apertura straordinaria).
La fortuna è cieca e instabile anche nell’interpretazione contemporanea dell’artista Stefano Ricci, le cui opere sono esposte presso la galleria galleria D406 di Modena nella mostra “Come guidare la macchina cieca”. Disegni di grandissime dimensioni hanno per protagonista un’improbabile e smarrita dea bendata che si muove tra fili sospesi e sfere rotolanti, tanto da apparire più sopraffatta e vinta dagli eventi che capace di determinarli.
Tra le metafore più articolate della Fortuna vi sono quelle nautiche, dove la Fortuna va per mare su un vascello che affronta l’aperto e i “fortunali”, spesso nella complementarità tra vasto mare tempestoso e sicurezza del porto. I naufragi diventano simbolo per eccellenza della sorte avversa, come in una larga tradizione letteraria di avventure che fanno del topos marittimo una metafora dell’esistenza e del mondo. Personaggi della letteratura che hanno fatto naufragio – da Ulisse a Robinson Crusoe passando per Sinbad e Long John Silver – sono il perno di una serie di attività per ragazzi (letture, laboratori e spettacoli) dai titoli oltremodo allusivi: Andar per mari, Gioconauti, Isole del tesoro e Lillipuziani (a Carpi, nei pomeriggi di sabato e domenica).
Lo spettacolo di scienza divertente “Naufragio”, a cura di Fun Science, porterà in scena un gruppo di “scienziati pazzi”, che con mille trucchi e aguzzar d’ingegno sono riusciti a mettersi in salvo e conducono bambini e ragazzi in un’avvincente narrazione, nel corso della quale si imparerà, giocando e sperimentando, l’importanza delle discipline scientifiche e la loro utilità (a Sassuolo domenica mattina).
Manifestazione nell’ambito del festival di filosofia, 17-19 settembre 2010
Foto: Giuseppe Mastromatteo, Good Luck – Look Luck, Galleria San Salvatore, Modena