“Istanti”. Dipinti e fotografie di Lino Costa in mostra presso la Rocca di Cento.
Inaugurazione sabato 15 Maggio ore 17.
Dal 15 Maggio al 27 Giugno 2010 presso la Rocca di Cento si terrà “Istanti”, mostra di quadri e fotografie di Lino Costa organizzata da Comune di Cento – Assessorato alla Cultura.
Nelle opere, le immagini e le sensazioni catturate durante i numerosi viaggi compiuti in tutto il mondo.
Lino Costa ha cominciato a viaggiare sui banchi di scuola, davanti all’atlante geografico e con il solo aiuto della fantasia; adulto, è entrato in seminario e ha dedicato una robusta manciata di anni a diventare sacerdote. Poi ha iniziato a viaggiare davvero.
Ho iniziato solo in età adulta a progettare e realizzare grandi viaggi, prediligendo le quattro ruote per reverenziale timore dell’aereo. Una volta esaurito il panorama delle mete raggiungibili via terra, ho chiuso gli occhi e sono salito sulla fatidica scaletta.
Il grande desiderio di visitare luoghi tanto lontani, non solo geograficamente, ha compiuto il miracolo.
Dapprima, Lino Costa si è recato ovunque si potesse arrivare con quattro ruote: l’Europa fino a Capo Nord, la Turchia, il Marocco. Superata la paura dell’aereo, gli orizzonti si sono allargati sino ad esplorare le terre che da sempre avevano esercitato un fascino irresistibile su di lui: il Tibet, l’Asia Centrale, le vecchi carovaniere sulla Via della Seta e l’India in particolare.
Non sono viaggi comodi quelli di Lino: gli è capitato, per esempio, di dormire in un pulmino a 4000 metri di altitudine in Tibet nutrendosi solo di pezzetti di formaggio; di essere bersaglio degli spari delle sentinelle yemenite e di essere preso a sassate da cinesi sulla pista dell’aeroporto di Lhasa.
Viaggiare mi ha insegnato molto. Entrare in contatto con mondi e civiltà così diverse dalla nostra mi ha indotto a valutare con occhio più critico il “mio mondo”. Visitare luoghi dove la Storia con la “S” maiuscola ha lasciato segni grandiosi è esaltante, anche in tempi come i nostri in cui la globalizzazione tende a uniformare culture e tradizioni con il rischio di cancellare un patrimonio inestimabile.
Don Lino ama ogni forma di arte figurativa, e, senza interessarsi troppo alla tecnica ma affidandosi al suo innato senso dell’immagine, fissa nelle sue opere le emozioni forti vissute durante i viaggi e nell’incontro con le civiltà che rischiano di scomparire, facendo trapelare la personalità di genti semplici ma ricchissime umanamente e spiritualmente.
Orari di apertura:
sabato, domenica e festivi dalle ore 10 alle 13 e dalle ore 16.30 alle ore 19.30
Ingresso libero
IN ROCCA INAUGURA LA PERSONALE DI ALFONSO BONAVITA: “EROICA MELANCHOLIA. FIGURE DAL PATHOS PERDUTO: IL MONDO DI ALFONSO BONAVITA”.
A CURA DI FRANCESCA BABONI E STEFANO TADDEI.
Inaugurerà Sabato 15 maggio presso la prestigiosa sede della Rocca di Cento la personale di pittura dell’artista Alfonso Bonavita (Amantea, 1962) dal titolo “Eroica Melancholia. Figure dal pathos perduto: il mondo di Alfonso Bonavita”, curata da Francesca Baboni e Stefano Taddei.
La mostra, che resterà visibile dal 15 maggio al 27 giugno, è promossa da Comune di Cento – Assessorato alla Cultura in collaborazione con Galleria “Il Castello” di Milano. Tale esposizione, infatti, vuole essere il coronamento del lungo rapporto di lavoro intercorso tra l’artista e i galleristi Adriano e Marcello Conte.
In mostra una selezione di opere pittoriche, di medie e grandi dimensioni, realizzate tra il 1999 il 2010, che rispecchiano sensibilmente le differenti fasi della produzione bonavitiana in un arco cronologico che va dalla fine degli anni novanta ad oggi.
Così Alfonso Bonavita descrive il suo lavoro nell’incipit del catalogo: “Questa mostra costituisce l’ideale occasione nella quale assistere alla descrizione della recente storia umana: la raccolta delle opere realizzate, in dieci anni circa, durante il mio soggiorno milanese, rappresentano un personale resoconto degli accadimenti che hanno caratterizzato la nostra esistenza, visti dall’interno di un ordinario spaccato di vita quotidiana di individui comuni. I protagonisti presenti in scena parlano di noi, tutti compresi! Tutto ciò che accade attorno a noi accade con noi, senza di noi. Tutto ciò che accade attorno a noi accade per noi, contro di noi. […] L’opera d’arte, a mio giudizio, è soprattutto un atto di notifica al destinatario chiamato a testimoniare riguardo l’inchiesta sulla controversa vicenda umana. L’artista, nella qualità di messo notificatore, si limita a consegnare l’atto all’interessato il quale, approfondito il documento, decide in funzione della propria sensibilità, del proprio grado di conoscenza, il suo ruolo”.
Correda l’esposizione una monografia, edita dalla galleria e arricchita dai testi critici dei due curatori, di Lorand Hegyi, e di Luciano Caprile, in cui sono pubblicati oltre un centinaio fra oli e tecniche miste su tela. Nel volume, oltre all’apparato iconografico a colori, una antologia documentaria tra cui spiccano testi di Nicola Davide Angerame, Beatrice Buscaroli, Maurizio Sciaccaluga, testimonianze fotografiche e schede tecniche relative alle opere riprodotte.
In concomitanza con l’esposizione dal 7 maggio al 15 luglio 2010 sarà presentata nella sede milanese della galleria Il Castello, a cura di Adriano e Marcello Conte, una selezione di circa 20 opere pittoriche dell’artista, realizzate tra il 2008 e il 2010, tra le più significative degli ultimi due anni di produzione.
Orari di apertura:
Sabato, Domenica e festivi dalle ore 10 alle 13 e dalle ore 16.30 alle 19.30.
Ingresso libero.
Cenni biografici su Alfonso Bonavita.
Alfonso Bonavita è nato nel 1962 ad Amantea, in provincia di Cosenza. Attualmente vive e lavora a Genova.
Egli stesso definisce così la propria sensibilità artistica: Il leitmotiv domininante del mio lavoro, fin dalle sue origini, è la raffigurazione dei pesanti silenzi dell’anima, a volte ingombranti, a volte complici, a volte patologici, a volte salubri. La mia continua, spesso assillante ricerca professionale mira al raggiungimento di questa silenziosa radice, di questo muto stato interiore profondo il quale impercettibilmente agisce di continuo in noi e/o per noi.
E’ l’uomo, quindi, il centro di ogni lavoro di questo artista. L’uomo all’interno della frenetica società contemporanea in cui imperversa una cultura individualista che esalta il culto del corpo e l’immagine esteriore e in cui ci si muove molto e si pensa sempre meno. In Bonavita, infatti, appare con insistenza il desiderio di evidenziare i punti di non ritorno della società contemporanea; le sue messe in scena, le sue rappresentazioni, narrano di situazioni legate all’isolamento e raccontano il disagio del diverso, dell’escluso costretto ai margini da una società che rifiuta quello che non è riuscita a stereotipare.
La tecnica di Bonavita è caratterizzata dalla costante necessità di sperimentazione, che trova espressione nell’uso continuo di materiali diversi: giornali e rotocalchi per lo sfondo e poi intonaco, fili di ferro, stampe digitali elaborate con l’aerografo, acrilici, penne ed oli. I suoi lavori, inoltre, risentono indubbiamente dello stretto rapporto dell’artista con la scultura, particolarmente evidente nello sviluppo estremo dei volumi umani che conferiscono tridimensionalità alle tele.
L’ispirazione per le sue opere viene principalmente dalla letteratura, in particolare dai saggi e dalla filosofia. Bonavita quindi legge, pensa, dipinge e scrive. Assegna un titolo a ciascuna opera, giochi di ossimori e contrari o semplici riferimenti al soggetto, e riporta frequentemente sul retro delle tele citazioni tratte da saggi e classici o considerazioni personali legate alla genesi dell’opera.
A partire dal 1998, Bonavita ha esposto con continuità in occasione di eventi artistici molto importanti a livello nazionale, come ArteFiera, e al contempo ha tenuto numerose personali in varie gallerie d’arte italiane.
… Mi chiedo spesso, a volte anche a voce alta, il senso del mio impegno artistico all’interno della comunità nella quale risiedo (non mi riferisco, ovviamente, alla comunità locale, bensì alla civiltà occidentale in primis quindi alla comunità mondiale in genere). Il mio impegno nell’arte, appunto, non può prescindere dal mio impegno civile.
“TRA QUIETE E BELLEZZA”. NEI SOTTERRANEI DELLA ROCCA DI CENTO LA MOSTRA DELLA PITTRICE CENTESE LIBERA GAZZONI.
I Sotterranei della Rocca di Cento ospiteranno dal 15 Maggio al 27 Giugno 2010 le opere della pittrice centese Libera Gazzoni, una mostra organizzata dal Comune di Cento – Assessorato alla Cultura.
Per poter descrivere al meglio la sensibilità di questa artista così come viene espressa nelle sue tele, Giancarlo Mandrioli, Presidente delle Fondazione Teatro Borgatti di Cento, ha scritto:
Prafrasando una bella riflessione di Adrienne Monnier, mi piace affermare che esistono due specie di pittori. Ci sono quelli che vengono eletti dagli altri; a giusta ragione vengono chiamati “rappresentativi”; sono portati al genio da un insieme di circostanze pressochè estranee al loro io. Spesso sono i più grandi, ma raramente sono i più puri e i più sensibili.
Gli altri sono artisti per sé stessi. Innanzitutto vivono, “cantano” come le pietre preziose nascoste nel seno della terra. Per scoprirli bisogna cercare. La loro opera possiede una sorta di aureola. Non si dà mai tutta intera per potersi dare inesauribilmente.
Libera Gazzoni appartiene a quest’ultima specia di artisti. Nel silenzio della sua personale ricerca ci offre, di tanto in tanto, gemme preziose, siano essi paesaggi o ritratti, genere al quale si sta dedicando con sempre maggiore frequenza.
Libera Gazzoni utilizza i colori come il poeta utilizza le parole e ci restituisce il paesaggio di tutti i giorni o i volti delle persone a lei care con l’umiltà, ma anche con l’acume di chi sa cogliere particolari che sfuggono ai più.
Ho avuto la fortuna di poter seguire il percorso artistico di Libera e sono stato quindi partecipe di una maturazione sia tecnica che di contenuto.
E’ sorprendente notare come ora ci offra opere pittoriche personalissime, avendo fatto propria l’esperienza delle correnti pittoriche maggiori di fine ‘800 e inizio ‘900, dando vita ad un neo-impressionismo tutto suo, accomunato a quello storico dalla passione per la pittura “en plein-air”.
Tra gli elementi artisticamente più cari a questa pittrice spiccano l’amore e la stretta relazione con la natura raramente interrotta dalla presenza dell’uomo; nella rappresentazione del paesaggio l’artista scava l’essenza del fenomeno naturale, mentre nel ritratto scava nell’animo della persona che ci appare, sorridente o riflessiva, sempre aperta alla disponibilità di un dialogo. E questo rimanda a un’altra fondamentale caratteristica delle opere di Libera, ovvero la comunicazione con l’osservatore, nella quale l’opera stessa si pone come tramite tra lei, noi e il soprannaturale.
L’occhio solare di Libera Gazzoni, per utilizzare una definizione sempre del Dott. Mandrioli.
D’altronde, se il suo occhio non fosse solare, come potrebbe farci vedere la luce? Non vivesse in lei la forza propria del dio, come potrebbe incantarci il divino?
Con le sue tele questa umile, meravigliosa artista ci fa comprendere che l’arte è una verità che pretende di essere pronunciata e resa visibile.
Cenni biografici su Libera Gazzoni.
Libera ha 65 anni e vive a Cento.
Ha iniziato il percorso artistico all’età di 48 anni quando, per motivi di lavoro, la titolare della libreria presso la quale lavorava le ha fatto frequentare un corso di educazione artistica, organizzato dal Comune di Cento, per poter essere in grado di assistere i clienti nell’acquisto dei prodotti artistici.
Dopo due anni di corso e dopo aver appreso, oltre alle basi del disegno e delle varie tecniche, le prime nozioni della pittura a olio, ha iniziato a recarsi all’aperto nelle zone della pianura locale realizzando le varie opere.
Ha continuato a frequentare altri corsi, senza modificare l’impostazione che spontaneamente si è attuata alla sua base.
Il suo atelier, eccetto che per i ritratti, è la natura stessa, dove la bellezza e l’armonia è vissuta pienamente, e dove la bellezza stessa non è sempre percepita immediatamente ma chiede di essere scoperta tramite un rapporto emotivo.