Premio Ilaria Alpi

Si è aperto il nuovo bando di concorso per partecipare alla XVI edizione del Premio Ilaria Alpi. E per l’occasione nasce anche il nuovo sito www.premioilariaalpi.it, realizzato grazie alla collaborazione di Hi–net. Online sono già disponibili il bando e il regolamento del concorso, tutte le informazioni sull’evento che si svolgerà a Riccione dal 17 al 19 giugno 2010, oltre ai video finalisti dell’edizione 2009 (da aprile anche i finalisti del 2010) e ai video promozionali prodotti dal Premio stesso.

Il Premio Giornalistico Televisivo Ilaria Alpi, promosso da Regione Emilia Romagna, Provincia di Rimini, Comune di Riccione e Associazione Ilaria Alpi Comunità Aperta, è riservato a servizi ed inchieste giornalistiche televisive che trattino temi di impegno civile e sociale (solidarietà, non violenza, giustizia, diritti umani, lavoro). Il termine per partecipare è alle ore 12 dell’10 aprile 2010.

In quasi sedici anni il concorso ha visto la presenza dei più importanti nomi del giornalismo italiano ed internazionale premiando fra i tanti, professionisti del calibro di Enzo Biagi, Giorgio Bocca, Christiane Amanpour, Ryszard Kapuscinski, Ugo Gregoretti, Emilio Rossi.

Il Premio è realizzato con la collaborazione di Rai, Fondazione Unipolis, Ordine dei Giornalisti dell’Emilia Romagna, Federazione Nazionale della Stampa, Usigrai. Al Premio sono riconosciuti l’Alto Patronato della Presidenza Repubblica Italiana e i patrocini di Presidenza Camera dei Deputati, Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, Commissione Nazionale italiana per l’Unesco, Ordine dei Giornalisti Nazionale, Rai – Segretariato Sociale.

Sono Media Partner del concorso Repubblica.it, Rai Tre, Rai News 24, mentre hanno fornito il proprio contributo tecnico Hi -Net e Bottega Video Rimini.

Le sezioni del concorso

Il concorso prevede diverse sezioni. Fra queste: miglior reportage italiano per servizi ed inchieste di diversa durata, miglior reportage internazionale, miglior servizio da tg, miglior servizio di tv locali e regionali. Inoltre, il Premio Produzione riservato ad inchieste giornalistiche italiane mai andate in onda, il Premio della Critica, il Premio Internazionale Miran Hrovatin per telecineoperatori, il Premio Giovani per giornalisti under 33 (Ilaria Alpi è stata uccisa in Somalia il 20 marzo 1994. Il 24 maggio 1994 avrebbe compiuto 33 anni).

Le giurie del concorso

La giuria del Premio Ilaria Alpi 2010 è composta dal Presidente Italo Moretti da, Luca Ajroldi, Alessandro Banfi, Gerardo Bombonato, Andrea Iervolino, Giovanna Lio, Paolo Meucci, Roberto Morrione, Paola Palombaro, Giampaolo Penco, Sandro Provvisionato, Roberto Scardova, Claudio Speranza, Romano Tamberlich, Andrea Vianello. E da quest’anno anche da: Maurizio Torrealta e Piero Corsini.

I vincitori saranno decretati dalla Giuria unitamente al fotoreporter Francesco Zizola, vincitore del World Press Photo of the Year nel 1996, la giornalista Concita De Gregorio, Direttore de L’Unità, lo studioso di radio, televisione e linguaggi multimediali Enrico Menduni (docente universitario), la regista cinematografica Wilma Labate e lo scrittore e magistrato Giancarlo De Cataldo (autore fra gli altri di Romanzo Criminale) e da quest’anno la giornalista Chiara Nielsen (vicedirettrice di Internazionale).

Per il Premio Produzione giudicheranno: Italo Moretti, Gerardo Bombonato, Enrico Menduni, Corradino Mineo, Roberto Natale e da quest’anno il nuovo direttore di Rai Tre Antonio Di Bella.

La Giuria del Premio della Critica è composta da: Alessandra Comazzi (La Stampa), Antonio Dipollina (Repubblica), Mirella Poggialini (Avvenire e Tv Sorrisi e Canzoni), Norma Rangeri (Il Manifesto), Maurizio Turrioni (Famiglia Cristiana), Giovanni Volpi (Guida Tv).

La giuria del Premio Giovani sarà invece composta da una delegazione di studenti delle scuole superiori della Provincia di Rimini.


Premio Giornalistico Tv Ilaria Alpi

www.premioilariaalpi.it
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tel: ++ 0541.691640

fax: ++0541.475803

su Facebook:

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Associazionismo e volontariato

Ultimamente queste parole vengono usate come se fossero sinonimi, in realtà si riferiscono a cose diverse: sostanzialmente il volontariato è lavoro non retribuito ed ha una vita relativamente recente, mentre l’associazionismo risale alla nascita dello stato costituzionale.

Mi pare lo illustri bene lo scritto Mazziniano del 1860 su I doveri dell’uomo:

“Sia dunque l’Associazione dovere e diritto per voi.

Taluni a limitarne il diritto fra i cittadini, vi diranno che l’associazione è lo Stato, la Nazione: che voi ne siete o dovete esserne tutti i membri: e che quindi ogni associazione parziale tra voi è o avversa allo Stato o superflua.

Ma lo Stato, la Nazione non rappresentano se non l’associazione dei cittadini in quelle cose, in quelle tendenze che sono comuni a tutti gli uomini che ne sono parte. Esistono tendenze e fini che non abbracciano tutti i cittadini, ma solamente un certo numero d’essi. E come le tendenze e il fine comune a tutti generano la Nazione, le tendenze e il fine comuni a parecchi fra i cittadini devono generare l’associazione speciale.

Poi – e questa è base fondamentale al diritto d’associazione – l’associazione è la mallevadoria del Progresso. Lo Stato rappresenta una certa somma, un certo insieme di principi nei quali l’università dei cittadini consente nel periodo in cui lo Stato è fondato. Ponete che un nuovo e vero principio, un nuovo e ragionevole sviluppo delle verità che danno vita allo Stato, s’affaccino a taluni fra i cittadini: come potranno diffonderne, senza associarsi, la conoscenza ?

Ponete che in conseguenza di scoperte scientifiche, di nuove comunicazioni aperte fra popoli e popoli o d’altra cagione, si manifesti, per un certo numero d’uomini appartenenti allo Stato, un nuovo interesse: come potranno quei che lo intendono primi conquistargli luogo fra gli interessi da lungo esistenti se non affratellando i propri mezzi, le proprie forze ?

L’ inerzia, il riposo nella condizione di cose esistente e sancita dal comune consenso, sono troppo connaturali agli animi, perché un solo individuo possa, colla sua parola, scuoterli e vincerli. L’associazione di una minoranza di giorno in giorno crescente lo può. L’associazione è il metodo dell’avvenire. Senz’essa, lo Stato rimarrebbe immobile, incatenato al grado raggiunto di civiltà.

L’associazione deve essere progressiva nel fine a cui tende, non contraria alle verità conquistate per sempre dal consenso universale dell’ Umanità e della Nazione. Una associazione che s’impiantasse per agevolare il furto dell’altrui proprietà, una associazione che facesse obbligo ai suoi membri della poligamia, una associazione che dichiarasse doversi sciogliere la Nazione o predicasse lo stabilimento del Dispotismo sarebbe illegale. La Nazione ha diritto di dire ai suoi membri: noi non possiamo tollerare che si diffondano in mezzo a noi dottrine violatrici di ciò che costituisce la natura umana, la Morale, la Patria. Uscite e stabilite fra voi, al di là dei nostri confini, l’associazione che le vostre tendenze vi suggeriscono.

L’associazione deve essere pacifica. Essa non può avere altre armi che l’apostolato della parola deve proporsi di persuadere, non di costringere.
L’associazione deve essere pubblica. Le associazioni segrete, armi di guerra legittima dove non è Patria né Libertà, sono illegali e possono essere sciolte dalla Nazione, quando la Libertà è diritto riconosciuto, quando la Patria protegge lo sviluppo e l’inviolabilità del pensiero. Se l’associazione deve schiudere la via al Progresso, essa deve essere sottomessa all’esame e al giudizio di tutti.

E finalmente l’Associazione deve rispettare in altrui i diritti che sgorgano dalle condizioni essenziali dell’umana natura. Una associazione che violasse, come le corporazioni del medio evo, la libertà del lavoro o tendesse direttamente a restringere la libertà di coscienza, potrebbe essere respinta, governativamente, dalla Nazione.

Da questi limiti infuori, la libertà d’associazione fra cittadini è sacra, inviolabile, come il progresso che ha vita in essa. Ogni Governo che s’attentasse di restringerla tradirebbe la missione sociale: il popolo dovrebbe, prima ammonirlo, poi, esaurite le vie pacifiche, rovesciarlo”.

La libertà di associazione è ribadita dall’art.18 della Costituzione Italiana, lo slittamento lento e progressivo verso il volontariato mi sembra rischi di asservire quella che è una libera tensione verso il progresso, in una ulteriore forma,  irreggimentata, di sfruttamento del lavoro.