Borse di studio

Il Bando per l’assegnazione delle Borse di studio 2009/2010 nella provincia di Ferrara è rivolto agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado – con priorità per i frequentanti i primi tre anni delle scuole secondarie di secondo grado – in possesso di un valore Isee riferito ai redditi 2008 pari o inferiore a 10.632,94 euro.

Gli alunni di cui sopra dovranno inoltre essere residenti nella Provincia di Ferrara (per gli alunni immigrati è necessario che sia stata presentata richiesta di iscrizione anagrafica presso il Comune) oppure frequentanti nella Provincia di Ferrara e residenti in una Regione che applica il criterio della frequenza in materia di diritto allo studio, che risultano aver completato l’anno scolastico di riferimento.

Il bando e il modulo di domanda sono disponibili presso:

  • la scuola frequentata
  • il Servizio Scuola di tutti i Comuni della Provincia di Ferrara
  • l’Ufficio Urp della Provincia di Ferrara
  • sul sito della Provincia: www.provincia.fe.it

Le domande, compilate secondo la modulistica predisposta, vanno presentate alla segreteria della scuola frequentata entro il 26 febbraio 2010.

0 pensieri su “Borse di studio

  1. La riforma Gelmini ha riaperto interesse per la scuola, riportiamo qui uno stralcio sul dibattito intorno alla qualità dell’istruzione:
    Centrale a questo proposito è il testo di Bottani (58) che nasce da un confronto autorevole, tra esperti di educazione, all’interno dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico).

    Il libro tratta principalmente della scuola dell’obbligo, dove sono intervenuti, anche in Italia, i mutamenti più profondi, ma contiene interessanti conclusioni che valgono anche per la scuola superiore.

    Va precisato anzitutto come misurare la qualità dell’istruzione: non è possibile inferirla da test sulle conoscenze degli studenti;(59)

    tali conoscenze sono più o meno le stesse in tutti i paesi industrializzati (a eccezione degli Stati Uniti dove è inferiore);

    non c’è differenza tra sistemi più selettivi e meno selettivi;

    il maggiore o minore grado di scolarità non influisce sul rendimento degli alunni migliori.(60)

    La conclusione di Jenks è quasi ironica: le caratteristiche della produzione di una scuola dipendono in gran parte da un solo fattore, e cioè dalle caratteristiche degli alunni che frequentano quella scuola. (61)

    Qualsiasi altro elemento – il bilancio della scuola, la sua politica, le caratteristiche dei suoi docenti- o è secondario o è privo di importanza. (62)

    Pertanto “invece di valutare le scuole in funzione dei loro effetti a lunga scadenza sugli studenti (effetti che sembrano essere relativamente uniformi), pensiamo che sia preferibile valutarle in funzione della loro influenza immediata su docenti e alunni, che sembra molto più variabile. Certe scuole sono noiose, deprimenti, talora persino ripugnanti, mentre altre sono vivaci accoglienti, rassicuranti. l’eliminazione di queste differenze non contribuirebbe molto a rendere gli adulti più uguali, ma contribuirebbe enormemente a rendere più uguale la qualità della vita dei bambini e dei docenti” (63).

    Per quanto riguarda l’Italia ( conclude Bottani: p. 206) le istanze utilitaristiche, le preoccupazioni di breve periodo, le finalità pratiche, ampiamente privilegiate dalle politiche scolastiche del dopoguerra, non si conciliano con un concetto di istruzione disinteressata, fine a se stessa, perseguita per il valore della conoscenza in quanto tale e non per le prospettive di carriera o quelle di lauti guadagni. Per rendere l’istruzione piacevole ed il lavoro intellettuale attraente e stimolante, occorre seguire un’altra via, impostare riforme che proteggano le scuole dalle interferenze esterne (familiari, politiche, padronali), scindere la vita scolastica dal mondo circostante, trasformare le scuole in un ambiente sereno, farle diventare laboratori culturali e sociali.(64)

    Fonte:http://www.nostalgiadei60.net/paolog/ricerca/indice.htm

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