Nuovo appuntamento con Platealmente, rassegna di musica organizzata dall’Associazione Culturale The Clan in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura di Pieve di Cento. Martedì 26 gennaio 2010 si esibiranno in concerto presso il Teatro “Zeppilli” di Pieve di Cento i Cheap Wine, gruppo pesarese da 13 anni tra le più significative realtà del rock indipendente italiano. Narratori di “spiriti inquieti, spiriti dell’alcol, personaggi reali, immaginari, eroici, miserabili, animaleschi, ordinari, tormentati” dopo i suoni elettrici del lavoro Freak Show (2007), i Cheap Wine si orientano verso suoni più acustici, più roots, sfumature country e blues e ci regalano con il loro ultimo lavoro, Spirits (2009) “una celebrazione in punta di plettro dell’essenza stessa del rock and roll e della sua capacità di trasformarsi in uno strumento insostituibile di rivoluzione e resistenza” (G. Calieri, Roots Highway). I Cheap Wine sono: Marco Diamantini, chitarra, voce e armonica; Michele Diamantini, chitarra elettrica e acustica; Alessandro “Fruscio” Grazioli, basso; Alan Giannini, batteria. www.cheapwine.net
Inizio concerto ore 21.15, prevendita dalle 20.15. Posto unico euro 7,00 con cd omaggio
I Cheap Wine sono un combo di Pesaro da tredici anni sulla scena del rock indipendente italiano che, caso più unico che raro, hanno onorato ed arricchito con sette lavori in costante crescita.
La matrice della loro arte verte su di un rock chitarristico chiaro, deciso e ricco di spunti; psichedelia alla desert rock USA, un po’ di glam e l’indiscussa abilità con le sei corde di Michele Diamantini sono sempre state le tinte forti dei loro lavori.
I testi rivestono poi un’importanza che si avvicina alla dimensione cantautorale; ciò grazie a temi guida (crimine, movimento, rabbia,..) e alla profondità del wording inglese mai usato per mascherare banalità di contenuti.
Rock d’autore quindi quello che i Cheap Wine confermano anche in quest’ultimo ´Spirits´, ove tuttavia si riducono le tinte ´hard´ e ci si avvicina con gran risultato a trame roots americano.
Il set si fa più acustico, emergono nuove sfumature e coralità strumentali; non solo chitarra elettrica ma anche basso e batteria, con un ruolo speciale nell’economia del lavoro, chitarra acustica, armonica e qualche intervento esterno per violino, tastiere e tromba.
Basti ascoltare lo splendido incipit di ´Just Like Animals´ o di ´LaBuveuse´, il rintocco del piano in ´Circus of Fools´, il violino in ´A Pig On A Lead´, la sospensione acustica di ´Alice´, la tromba in ´La Buveuse´, l’armonica alla spaghetti western in ´Man In The Long Black Coat´ per avere qualche scampolo di tutto ciò.
I testi assumono un doppio alone di bellezza; il primo dovuto ai protagonisti inquieti, dispersi ma non sconfitti; lo sfondo è quello di un’umanità non perfettamente in quadra, come ben ritratto in ´Just Like Animals´ con allegorie sui vari caratteri umani. Il secondo riflesso viene poi dalle sfumature vocali, in miglior evidenza su questo tappeto sonoro.
Una menzione alle versioni della dylaniana ´Man In The Long Black Coat´ ed alla splendida ´Pancho & Lefty´ di Townes Van Zandt, coerenti citazioni a ricamo del tutto.
Disco veramente encomiabile; serio, vissuto, profondo, ben cantato e suonato ancor meglio. Da ascoltare e da leggere, per il cuore e per la mente.